Tasse alte e inefficienza. Queste le principali accuse rivolte da parte del Centro Studi “ImpresaLavoro” al sistema fiscale del nostro Paese, che vanta il primato negativo in Europa. Lavoro e impresa fanno infatti registrare un sistema oneroso, dal punto di vista amministrativo, aggravatosi con la crisi per via dell’aumento della pressione.
Un aumento reso possibile dall’indisponibilità in materia di spesa pubblica. Essa non può infatti essere tagliata. “ImpresaLavoro” ha esaminato la struttura delle entrate fiscali in Italia, analizzandone step by step l’evoluzione temporale e osservando da vicino dinamiche e caratteristiche per poi fare un confronto con quelli che sono quattro tra i Paesi più rappresentativi del ‘Vecchio Continente’: Spagna, Francia, Germania e Gran Bretagna.
Quali sono le criticità del sistema fiscale italiano?
L’aumento delle entrate, negli ultimi anni, corrisponde a quattro punto sul Prodotto interno lordo. La situazione è grave se si tiene conto della pressione fiscale dal ’90 al 2012, secondo il Centro studi. Non va dimenticato, che l’aumento delle tasse non si è fermato malgrado la grave crisi economica. Per la precisione, in gran parte questo fenomeno è precedente alla crisi, ed è salito in auge al fine di controllare il debito pubblico dopo che quest’ultimo era stato ben ridotto in passato. Tuttavia, le tasse in crescendo non hanno fatto altro che gravare sulla crisi generando un grave circolo vizioso dal quale l’Italia non riesce ad uscire.
Secondo il centro studi, le colpe sono da attribuire alla politica italiana e alla classe dirigente del nostro Paese. La scelta di preservare la spesa pubblica, non ha fatto altro che creare danni all’economia reale. Ciò ha costituito, secondo “ImpresaLavoro”, un prolungamento della crisi.