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Paradisi fiscali: serve un giro di vite sui conti offshore

Nel nostro Paese sia le piccole realtà imprenditoriali, sia le famiglie, ne hanno abbastanza in materia di pressione fiscale in virtù del fatto che in Italia ogni anno vengono sottratti alle casse dell’Erario ben 50 miliardi di euro di imposte non pagate grazie ai conti offshore aperti nei paradisi fiscali sia dalle imprese, sia dalle famiglie miliardarie. Questa è, in sintesi, la posizione di Vittorio Carlomagno, Presidente di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, sottolineando come con i soldi “rubati” allo Stato non solo si potrebbe ricostruire l’Aquila e Provincia, ma si potrebbero anche mettere a punto delle politiche per rilanciare nel nostro Paese i consumi. Dopo i proclami nel corso del “G20“, tra l’altro, l’Unione Europea è tornata a fare la voce grossa chiedendo misure di contrasto e di lotta nei confronti dei paradisi fiscali dove viene stimato ci sia un movimento di denaro pari all’astronomica cifra di 11.000 miliardi di dollari. In sostanza, quindi, una tale montagna di denaro contribuisce palesemente ad impoverire le casse degli Stati con la conseguenza di una maggiore pressione fiscale sui contribuenti onesti, meno risorse da destinare alle politiche sociali, e soprattutto meno opportunità di lavoro.

E proprio per protestare contro i paradisi fiscali e contro tutte quelle società che nel nostro Paese, secondo Contribuenti.it, sottraggono all’Erario il 5% delle entrate fiscali complessive, l’Associazione ha reso noto di voler organizzare nel prossimo mese di maggio i “Tea parties“, veri e propri raduni, così come avvenuto in America nei giorni scorsi, per protestare contro gli aiuti alle banche, contro l’oppressione fiscale e contro gli sprechi.

Secondo Vittorio Carlomagno, tra l’altro, il nostro Governo dovrebbe costringere le banche italiane a mettere i sigilli alle loro filiali nei paradisi fiscali, impedendo in quelle aree qualsiasi operazione finanziaria. La Commissione Europea, intanto, cogliendo le indicazioni del G20, si appresta a mettere a punto entro fine mese un documento nel quale saranno messe nero su bianco le prime azioni, anche sanzionatorie, nell’ambito di una normativa finalizzata a scardinare l’attività nei paradisi fiscali dove sono presenti delle vere e proprie fortezze impenetrabili in materia di segreto bancario.