Sarebbero in arrivo nuovi incentivi fiscali concentrati sul secondo figlio per supportare la natalità e parziale marcia indietro sulle tasse che gravano sui fondi pensione, quasi raddoppiate nel 2016.
Sarebbero questi due dei prossimi interventi in materia di fisco su cui il Governo sta lavorando.
Il primo rientra nel contesto di una generale “revisione degli strumenti di sostegno diretto e indiretto in favore delle famiglie – come si legge nel programma nazionale di riforma inserito nel Def –, anche al fine di incentivare la natalità”.
Oggi gli strumenti sono molti. Le detrazioni riconosciute per i familiari a carico sono decrescenti al crescere del reddito (ovvero sono collegate all’imponibile Irpef del singolo contribuente, anche se nella maggior parte dei casi il beneficio si ripartisce fra i due genitori) e si annullano a un reddito di circa 90mila euro. Nel 2014 valevano 14 miliardi di euro e sono state percepite da 12 milioni di italiani.
C’è poi l’assegno al nucleo familiare (Anf), un’erogazione diretta dell’Inps nelle retribuzioni dei lavoratori dipendenti e dei pensionati ex dipendenti. Anche in questo caso il beneficio si riduce con l’aumentare del reddito, ma quest’ultimo è misurato su base familiare e comprendere anche voci esenti dall’Irpef. Sempre nel 2014, questa misura valeva oltre 4 miliardi e riguardava circa tre milioni di persone.
Inoltre, anche i Comuni gestiscono in proprio un assegno per la maternità e uno riservato ai nuclei con tre figli minori. Per questi strumenti il diritto all’accesso si valuta in base all’indicatore della situazione economica equivalente (Isee).
In uno scenario così complesso, dal 2015 si è aggiunto anche il bonus bebè (960 euro annui da corrispondere fino al terzo anno di età o adozione del bambino; nel caso in cui il reddito sia inferiore di 7.000 euro annui la famiglia del bebè riceve il doppio, 1.920 euro annui, pari a 160 euro al mese). La nuova misura non ha inciso minimamente sulla tendenza demografica negativa, al punto che nel primo anno di applicazione sono state erogate meno risorse di quelle stanziate.