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Google tax: l’unione tra Fisco britannico e americano

Due delle principali amministrazioni finanziarie a livello internazionale, quella americana e quella britannica, sono fortemente unite contro un unico, gigantesco contribuente: si tratta del celebre motore di ricerca Google, il quale avrebbe realizzato una vera e propria truffa fiscale ai danni delle due agenzie. Che cosa ha combinato esattamente il gigante di Mountain View? Nel dettaglio, si parla già diffusamente di centinaia di milioni di sterline che sarebbero stati nascosti al fisco, una evasione tributaria in piena regola, ed è per questo che Washington e Londra stanno collaborando in maniera tanto alacre. I bilanci del 2010 di Google hanno messo in luce un dato piuttosto ambiguo e da chiarire, vale a dire il totale dell’imposta sui profitti da versare alle casse di Sua Maestà, un ammontare troppo basso rispetto a quanto ci si aspetterebbe.

Un’imposta che è già stata ribattezzata come “Google tax”. Gli 1,2 milioni di sterline in questione potrebbero sembrare molti, ma in realtà rappresentano una cifra esigua per un colosso come quello americano che riesce a fatturare ogni anno miliardi di dollari. Tra l’altro, il confronto con le aziende di medie dimensioni è impietoso, dato che queste ultime sono solite versare al fisco 900mila sterline ogni anno, una cifra troppo vicina a quella di Google, le cui dimensioni non sono certo medie. Un contributo prezioso è quello messo a disposizione dall’Internal Revenue Service, l’Agenzia delle Entrate a stelle e strisce.

In effetti, persino dai report americani emerge questa “doppia vita” della multinazionale, in grado di realizzare business mondiali piuttosto proficui e poi abile nelle pratiche di elusione fiscale. Il tesoro che è stato nascosto è davvero ingente e questo per un motivo semplice, l’aliquota nominale del 35% non è stata mai rispettata, anzi si è preferito optare per un più comodo 2,4% dei ricavi realizzati. L’elusione sarebbe stata realizzata mediante un trasferimento dei ricavi in Irlanda e nei Paesi Bassi, ma non è escluso lo sfruttamento delle Bermuda.

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