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Evasione fiscale: Parma, vacanze in yacht a spese dell’Erario

S’era fatto bene i conti nel parmense, a spese dello Stato, un contribuente che andava in vacanza in yacht, intestato alla società di cui era l’unico legale rappresentate e socio, scaricandosi “tranquillamente” le spese. A darne notizia è la Direzione regionale delle Entrate dell’Emilia-Romagna che ha scovato l’evasione ed ha recuperato 300 mila euro. Nel dettaglio, il contribuente andava in vacanza a spese dello Stato grazie a due yacht in leasing intestati ad una società operante in prevalenza nel comparto della mediazione immobiliare, ma che poteva altresì operare, tra i rami di attività, anche in quello del noleggio di trasporto marittimo; con la conseguenza che negli anni tra il 2004 ed il 2006 la società aveva stipulato dei leasing per due yacht che, come emerso dai controlli, servivano per far andare in vacanza il socio unico dell’impresa. L’Agenzia delle Entrate, facendo presenti al contribuente i rilievi emersi, ha così incassato 301 mila euro a seguito dell’accertamento con adesione.

Ma come è risalito a tutto ciò il Fisco? Ebbene, al riguardo la Direzione regionale delle Entrate dell’Emilia-Romagna rivela come l’imbarcazione fosse stata utilizzata non per fini commerciali, ma per scopi e finalità private in virtù del fatto che l’unico cliente dello yacht, in base all’esame delle fatture emesse, era solo ed esclusivamente il legale rappresentante dell’impresa. Non a caso gli “007” del Fisco, analizzando i bilanci, hanno constatato come l’azienda si occupasse non di noleggio di trasporto marittimo, ma nell’intermediazione finalizzata alla compravendita di immobili altrui, e nella locazione di immobili propri.

Quindi, quella relativa all’affitto dello yacht al socio unico della società era in tutto e per tutto un finto noleggio peraltro concesso a prezzi inferiori rispetto alla media di mercato, e con il vantaggio indebito di andare altresì a portare in deduzione fiscale costi come, ad esempio, la retribuzione dello skipper. Dall’analisi dei funzionari sono così emersi imponibili non dichiarati, tra imposte dirette ed imposta sul valore aggiunto (Iva), pari a 1,4 milioni di euro che hanno portato al versamento in un’unica soluzione di 301 mila euro da parte del legale rappresentante che si è avvalso dell’istituto dell’accertamento con adesione.