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Tazzine e cartoni di pizza non costituiscono prova di evasione fiscale

La sentenza pubblicata dalla Commissione tributaria provinciale della città di Agrigento ha dato ragione alla proprietaria di un ristorante-pizzeria siciliano, la quale era stata accusata di aver evaso il fisco per ben 72.169 euro in Iva e Irap nel 2004. Il principio su cui si è basata questa sentenza è abbastanza semplice: infatti, si parte dal presupposto che tazzine di caffè e cartoni di pizza non costituiscono dei ricavi veri e propri, dunque il metodo induttivo non sempre può funzionare in questo senso, soprattutto quando il fisco non fornisce al giudice la lista dei prezzi del presunto evasore. Come si era arrivati all’accusa di evasione? Secondo le Entrate di Canicattì, il ristorante, il quale era stato oggetto di quattro accertamenti in un solo anno, non andava a contabilizzare le rimanenze: il fisco, pertanto, era andato a “ricostruire” i presunti ricavi sulla base del conteggio di tazzine, bicchierini e cartoni, il cosiddetto metodo induttivo, appunto. Si tratta di una tipologia di accertamento ritenuta legittima dalla Cassazione attraverso varie sentenze, ma in questo caso non ricorrono i presupposti di base.

 

Infatti, è da considerare erroneo il contabilizzare come coperto ogni tovagliolo lavato: nel caso della proprietaria del ristorante, si è andati anche ad includere tovaglioli e tazzine utilizzati nel 2003 e 2004. Quando si parla, poi, di bicchierini e tazze da caffè, bisogna anche tenere conto del fatto che gli stessi bicchieri possono rompersi, o che le bottiglie possono rovesciarsi. Secondo la sentenza della Commissione tributaria siciliana, inoltre, non si può incolpare il contribuente, in questo caso la proprietaria dell’esercizio, in base ai prezzi praticati cinque anni fa, se poi è lo stesso fisco ad omettere il listino prezzi.

 

Tra l’altro bisogna osservare un ultimo aspetto: i cartoni contestati dagli ispettori possono essere stati usati per soddisfare quei clienti che, sempre più, chiedono di portare via molti prodotti a base di farina, una pratica molto abituale in Italia e che sta prendendo piede anche nel profondo Sud.