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Tassa sui turisti? Gli Usa ci pensano seriamente

Le crisi economiche accendono spesso la fantasia dei governi, i quali si dimostrano, in tali occasioni, più propensi a scovare nuove iniziative volte a risollevare le finanze del paese: è quello che sta accadendo negli Stati Uniti dove, viste le pessime performance della Borsa del turismo, sta diventando sempre più urgente rilanciare il settore almeno in tema di bilanci. Il Congresso si è infatti convinto a ricorrere a un intervento drastico in ambito tributario, una nuova tassa sul turismo. Nell’intenso dibattito per il rilancio dell’industria turistica, all’interno della nuova legge per la promozione del comparto (si tratta del Travel Promotion Act) è spuntato fuori proprio questo nuovo tributo. Il pedaggio di un turista straniero che farà rotta in America avrà ora il valore di 10 dollari, come sovrattassa per avere libero accesso alle bellezze del paese. Non c’è ancora nulla di definitivo, in quanto manca il via libera definitivo da parte del Senato, ma già a partire dalla prossima primavera l’imposta turistica potrebbe fare il suo esordio, in concomitanza con il maggior afflusso di visitatori stranieri.

 

L’obiettivo principale della già ribattezzata “tassa turistica” è quello di finanziare in maniera adeguata le attività di un’azienda a struttura mista (pubblica e privata) che avrà il compito di promuovere l’immagine statunitense nel mondo, in modo da agevolare il flusso turistico internazionale. Le stime del Dipartimento del Commercio parlano di guadagno di oltre un milione di turisti stranieri l’anno per il mercato americano, nonostante la nuova sovrattassa presenti alcuni vincoli normativi. Per la precisione, il nuovo tributo verrà riservato ai visitatori che provengono da paesi membri dell’Ue, dall’Australia, dal Giappone, dalla Corea del Sud, da Singapore e dalla Nuova Zelanda.

 

Si tratta di nazioni che non richiedono speciali autorizzazioni per la permanenza negli Usa. Per indorare la pillola, tra l’altro, è stato spiegato che il pagamento va inteso come compenso per evitare i controlli soffocanti a cui sono sottoposti i cittadini di altri paesi.