Apertura Partite IVA a Maggio 2012

L’apertura di Partite IVA in Italia è un dato interessante, anche se è necessaria una premessa importante per “leggere correttamente” l’analisi generale; nel mese di Maggio 2012 sono state aperte 47778 partite IVA, ovvero il 2,9% in più rispetto al mese precedente e solo lo 0.07% in più rispetto allo stesso mese dell’anno prima.

Come si calcola il codice fiscale?

Il codice fiscale è una sequenza alfanumerica di caratteri che contraddistingue ai fini fiscali in modo univoco i cittadini italiani. La sua introduzione risale al 1973 e precisamente è stato ufficializzato con il decreto legge del Presidente della Repubblica n° 605 del 29 Settembre. Il fine del Governo era quello di controllare in modo più efficiente l’amministrazione finanziaria creando anche l’anagrafe tributaria. Ad ogni cittadino italiano viene attribuito un codice fiscale dall’Agenzia delle Entrate secondo un metodo di calcolo noto secondo cui vengono presi precisi caratteri dai dati anagrafici al fine di ricavare la stringa che è poi il vero e proprio “codice fiscale”.

Mentre per le persone fisiche il codice fiscale è composto da sedici caratteri alfanumerici, per le persone giuridiche è invece un numero di 11 cifre.

Come si calcola il codice fiscale?

Apertura partite iva in aumento a Marzo 2012

I dati relativi alle aperture delle partite IVA relativi a Marzo 2012 fanno riflettere sul mondo del lavoro e su come l’economia del Paese stia lentamente cambiando. Innanzitutto il dato complessivo è in salita del 12,4% rispetto al mese precedente, oltre che del 7,4% rispetto allo stesso mese del 2011.

Quello che fa’ la differenza e che sostiene un andamento positivo sulle nuove aperture sono le “persone fisiche”; queste sono il 77,7% delle aperture di partita IVA totali, mentre le società di capitali sono pari al 12,4%. L’incremento generale è dovuto quindi in gran parte alle nuove posizioni IVA delle persone fisiche, sempre più richieste dal mondo del lavoro e sempre più utilizzate dai giovani che cercano di farsi strada nel mondo dei professionisti.

Tassa cedolare secca sugli affitti

Come è noto ormai da diverso tempo, la cedolare secca sugli affitti è andata a sostituire di fatto l’Irpef e altre due imposte, quella di registro e di bollo, per quel che concerne appunto le abitazioni e gli edifici da affittare: in questo caso, il locatore può scegliere di pagare nella maniera consueta, sfruttando il 730 o il modello Unico, con tutti i relativi adempimenti, oppure può optare per questo specifico regime fiscale, il quale semplifica enormemente la vita ai contribuenti, oltre a contrastare il grave problema degli affitti in nero. L’aliquota a cui bisogna far riferimento in questa ipotesi ammonta al 21% del canone annuo che è previsto per i contratti a canone libero, mentre scendere fino al 19% nell’ipotesi di un canone che è stato concordato tra le parti.

IRPEF: caratteristiche e modalità di calcolo

L’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) è una delle principali imposte italiane dirette, di tipo personale e progressivo. La norma di riferimento in questo senso è il D.P.R. del 22 dicembre 1986 n. 917, il cosiddetto Testo Unico delle imposte sui redditi, il quale individua in maniera chiara le categorie di persone che sono soggetti passivi dell’imposta: in base alla legge, sono assoggettati ad IRPEF le persone residenti in Italia (per i redditi prodotti in patria o all’estero), i non residenti (per i redditi prodotti in Italia), società di persone e società di capitali. Il presupposto dell’imposta, ovvero il fatto economico che, al suo verificarsi, fa sorgere l’obbligo tributario, è il possesso di redditi in denaro o natura: questi redditi possono essere fondiari, di capitale, di lavoro dipendente e autonomo, di impresa e redditi diversi.