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Scoperta a Torino una vasta elusione internazionale

Attività economiche dagli importi pari a molti milioni di euro e altrettanti trasferimenti presso delle società costituite in maniera fittizia sia in Olanda che in Lussemburgo: è questo quello che ha scoperto e svelato la Direzione Provinciale II di Torino della nostra amministrazione finanziaria, un meccanismo che ha consentito di nascondere al Fisco qualcosa come ventuno milioni di euro in imposte, sanzioni pecuniarie e interessi. Questi ultimi due elementi non sono certo casuali, visto che il gruppo coinvolto ha ammesso le proprie responsabilità e puntava con decisione ad ottenere dei trattamenti tributari piuttosto privilegiati.

La firma dell’adesione all’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate è stato un passaggio necessario in questo senso, tanto che è stato perfezionato il pagamento di quanto dovuto attraverso la soluzione rateale. Che cosa è avvenuto nello specifico? I bilanci che sono stati depositati dalla società principale hanno messo in evidenza una situazione piuttosto chiara. I brand più prestigiosi che venivano utilizzati nel nostro paese e anche all’estero venivano registrati da compagnie che avevano la residenza proprio nel Benelux, come sottolineato sopra. L’elusione fiscale a cui si sta facendo riferimento è stata confermata poi dai documenti che sono stati acquisiti nel corso delle verifiche contemporanee nelle diverse sedi della società da parte dei funzionari dell’Agenzia.

Entrando maggiormente nel dettaglio, le società di nazionalità estera non possedevano nessun tipo di struttura, dunque nemmeno il personale e i dipendenti; inoltre, esse sono state costituite presso delle fiduciarie in grado di pianificare nel migliore dei modi l’ambito fiscale. La loro funzione era solamente quella di una sorta di schermo per beneficiare delle agevolazioni, attribuendo loro le proprietà dei marchi e la cessione dei diritti di proprietà intellettuale. L’amministrazione dei contratti e la gestione dei flussi economici risultava pertanto sulla carta, ma le Entrate sono riuscite a dimostrare che questi stessi flussi ritornavano puntualmente nelle disponibilità della compagnia principale.