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Auto di lusso: Fisco scopre frode Iva a Forlì

Con il classico schema truffaldino della cosiddetta “frode carosello”, nel cesenate un rivenditore di auto di grossa cilindrata sfruttava operazioni inesistenti per andare ad effettuare in maniera indebita delle detrazioni sull’imposta sul valore aggiunto (Iva). A rivelarlo è stata l’Agenzia delle Entrate, Direzione regionale dell’Emilia-Romagna, a seguito delle indagini che il Fisco, avvalendosi della collaborazione dell’Agenzia delle Dogane, ha effettuato con i propri “007” negli anni dal 2005 al 2007; da queste indagini effettuate dai funzionari dell’Amministrazione finanziaria dello Stato è emersa una maxi-frode Iva per un controvalore totale di evasione pari a ben 19 milioni di euro. Si è trattato, quindi, di un vero e proprio “carosello” truffaldino di auto di lusso andando a maturare crediti Iva attraverso delle fatture false. Ebbene, la truffa non solo è stata scoperta a Forlì-Cesena dall’Agenzia delle Entrate, ma la Commissione tributaria provinciale di Forlì ha confermato che gli accertamenti mossi e condotti dagli “007” del Fisco risultano essere fondati.

Al fine di abbattere le imposte, ed ottenere così risparmi fiscali rilevanti, la concessionaria di auto di lusso, piuttosto che acquistare direttamente le vetture sul mercato tedesco, tra cui fiammanti Mercedes, Bmw e Porsche, le comprava attraverso delle società fittizie con il chiaro intento di andare a dribblare il fisco attraverso la maturazione di indebiti crediti ai fini dell’imposta sul valore aggiunto (Iva). Questo forte risparmio fiscale, frutto in tutto e per tutto di un escamotage, permetteva al rivenditore di auto di lusso di poter vendere le macchine a prezzi più bassi andando così da un lato a truffare il Fisco, e dall’altro a danneggiare anche la concorrenza.

Sono parecchie le frodi carosello scoperte quest’anno dall’Agenzia delle Entrate in Emilia-Romagna, tra cui, nell’ambito delle azioni di lotta e di contrasto all’evasione fiscale, quella che sull’asse Bologna – San Marino ha riguardato la vendita di telefonini secondo il classico modello degli acquisti fittizi al fine di andare a detrarre in maniera indebita l’Iva.