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Israele e Vaticano si accordano sulla stabilità fiscale

Israele e Città del Vaticano, un’unione molto evocativa dal punto di vista religioso, ma anche da quello fiscale: i due stati, infatti, stanno rendendo più concreti e proficui i loro colloqui, in modo da perfezionare l’accordo sottoscritto nel lontano 1993, il quale prevede anche aspetti di carattere prettamente economico. Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta. Prima del 1948, vale a dire l’anno di nascita dello stato israeliano, lo stesso Vaticano vantava dei privilegi finanziari e tributari nei confronti di Gerusalemme. In pratica, gli enti ecclesiastici erano esenti da qualsiasi tipo di tassa, visto che tale tipo di diritto non era formalmente riconosciuto. Il trattato in questione, però, impone un passo avanti sotto questo profilo, altrimenti l’imposizione fiscale non ha alcuna ragione di esistere.

Le soluzioni che devono essere trovate in tal senso necessitano di una accettabilità da entrambe le parti e una chiarezza diffusa su tutti i punti da esaminare. I negoziati, quindi, si prospettano come molto serrati e lunghi, tanto che si parla del 2013 o del 2014 come gli anni più probabili per la ratifica definitiva. L’obiettivo rimane comunque uno soltanto, vale a dire che Israele riconosca i diritti esistenti della Chiesa cattolica; tra l’altro, il Vaticano si attende molto da questa intesa, in particolare un sostegno tributario più marcato per quel che concerne le attività caritatevoli. In conclusione, non si possono non ricordare gli altri aspetti che sono contenuti nel trattato.

Tra i più importanti, figurano sicuramente quelli relativi ai beni ecclesiastici: vi sono, in effetti, dei luoghi sacri che sono stati sottoposti a confisca e la cessazione di tutto questo potrebbe agevolare la normalizzazione dei rapporti tra i due stati. In aggiunta, il Vaticano punta anche a rafforzare la difesa dei propri beni nei tribunali israeliani, visto che nella nazione mediorientale si affida la questione al potere politico dell’esecutivo, diversamente da altre giurisdizioni.