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Irap: 218 mila cause negli ultimi 3 anni

Sicuramente una delle imposte che negli ultimi anni è stata oggetto di contenzioso e di dubbi interpretativi è l’Irap. Solo nel 2011 i ricorsi che hanno riguardato tale imposta sono stati ben 47.495, circa il 18,3 % del totale dei ricorsi presentati presso le Commissioni tributarie provinciali italiane (che in totale nell’anno oggetto di esame sono stati 259,597).

Nel corso degli anni il legislatore ha preferito non intervenire sugli elementi essenziali dell’Irap demandando a circolari o sentenze giudiziarie e tributarie il compito del definire quale siano i soggetti tenuti al versamento dell’imposta e quali no. Infatti, visti i contorni non propriamente definiti, molti contribuenti si trovavano nell’incertezza e nel dubbio magari versavano l’Irap. Chi non lo faceva si esponeva ad un eventuale controllo con conseguente pagamento dell’imposta dovuta e di eventuali sanzioni.

Adesso sembra invece essere finalmente giunto il momento di un intervento legislativo in materia Irap, teso a circoscrivere il concetto di autonoma organizzazione. Tutto questo perché come detto oltre ad una certa incertezza interpretativa vi è anche il problema dell’ingolfamento delle commissioni tributarie italiane. Se nel 2011 abbiamo visto che i ricorsi in materia di Irap presentati in presso le CTP italiane sono stati più di 47 mila, nell’arco dell’ultimo triennio le cause Irap ammontano a 218 mila su circa 798 mila cause pendenti presso le commissioni regionali e provinciali.

Tuttavia occorre anche considerare che negli ultimi anni le cause inerenti detto tributo sono state sempre di meno, con una rapida conclusione di molte di esse. Le motivazioni dello smaltimento sono da ricercarsi nell’introduzione di nuovi istituti (come la definizione in modalità agevolata di cause di valore sotto i 20 mila euro) ma anche in alcune pronunce della Corte di Cassazione che hanno evitato il contenzioso ( ci riferiamo alle sentenze n 21122, 21123, 21124 che hanno riconosciuto l’esenzione dal pagamento dell’imposta per piccoli artigiani, coltivatori diretti, commercianti e piccole imprese che esercitano l’attività prevalentemente con il proprio lavoro).