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Evasione nell’abbigliamento: le Entrate fanno emergere 111 milioni

L’Agenzia delle Entrate è riuscita nell’intento di scovare un bottino davvero ingente per quel che concerne l’ultima operazione contro l’evasione fiscale: in particolare, la vicenda si riferisce al settore dell’abbigliamento, visto che due gruppi internazionali operanti proprio in tale ambito avevano dato vita a una frode da 111 milioni di euro. Le sentenze in questione si riferiscono alla Commissione Tributaria Provinciale della provincia di Pesaro-Urbino, la quale ha riconosciuto i rilievi che erano emersi in sede di accertamento. Le notifiche avevano fatto emergere le attività delle due società, una con residenza in Italia e un’altra all’interno dell’Unione Europea, mentre i periodi di riferimento per le evasioni al fisco risalgono al 2002 e al 2006. Quali meccanismi fraudolenti sono stati progettati in tal senso? Le operazioni erano davvero sofisticate, visto che si provvedeva a spostare in maniera fittizia i ricavi delle società dal nostro paese a un altro dell’Ue che presentava un regime fiscale molto più favorevole.

 

Inoltre, i prodotti venivano acquisiti da soggetti terzi per poi essere rivenduti a una compagnia del gruppo con residenza in un altro paese, cessioni che, in modo davvero puntuale, non subivano l’assoggettamento all’Imposta sul Valore Aggiunto, al fine di consentire alla società di italiana di ottenere un interessante credito d’imposta. Tra l’altro, questi stessi ricavi, già piuttosto agevolati dal punto di vista del regime impositivo, venivano ulteriormente ridotti del costo per le royalties, il cui pagamento era necessario per l’uso del marchio della casa di moda.

 

Questo fisco privilegiato è stato però interrotto fortunatamente dall’intervento dell’amministrazione finanziaria, mediante la decisiva impugnazione degli avvisi di accertamento, i quali hanno portato al recupero di una somma complessiva, come già accennato, pari a 111 milioni; tutti gli elementi più importanti sono poi stati confermati in sede di giudizio, con la Ctp che ha riconosciuto come corretto l’operato delle stesse Entrate, respingendo i ricorsi avanzati dalle società coinvolte, chiamate ore a rifondere le spese di lite per 44.000 euro.