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L’apertura di Partite IVA é in calo in Italia

Non é facile al giorno d’oggi intraprendere un’attività di impresa. La triste congiuntura economica non é certo favorevole e gli operatori economici non sono ancora in grado di prevedere con più precisione quando “il vento” tornerà a soffiare favorevolmente per la nostra economia. A questo si aggiunge l’altissima tassazione in Italia, per la quale il futuro é ancora meno roseo: di quanto aumenterà la pressione fiscale italiana, nei prossimi anni? A questa domanda Confesercenti risponde che la salita sarà di 2,2 punti percentuali, portando il prelievo al 44,8% già nel 2013, e l’indagine ha compreso anche il taglio alle agevolazioni fiscali.

Secondo il nuovo Osservatorio sulle partite IVA del Ministero delle Finanze – volto ad osservare la situazione economico-fiscale di imprese e professionisti, durante questo 2011 sono state aperte meno partite IVA dello stesso periodo 2010. Esattamente si é registrata una riduzione del 3,7%. Questa analisi si riferisce però alle mensilità che vanno da gennaio ad agosto, la situazione migliora con l’autunno, l’ultimo trimestre rivela infatti un saldo positivo.

Ad aprire partita IVA sono soprattutto i nuovi imprenditori e professionisti del Nord (172.000 le nuove attività). Segue il Sud con 130.000 aperture e solo al terzo posto troviamo il Centro con 88.000 nuove aperture. A presentare il maggior numero di richieste di apertura di partite Iva sono le persone fisiche, i liberi professionisti quindi e non le persone giuridiche. Il 74% sul totale delle nuove partite IVA nel periodo gennaio-agosto 2011 é infatti rappresentato da persone fisiche, solo il 17% erano società di capitali e l’8% a società di persone. Le nuove donne imprenditrici sono solo il 35% del totale.

C’é una parte di giovani – sottolinea Davide Imola, responsabile Professioni dell’organizzazione – costretta ad aprire partite Iva e comunque circa un 20% che complessivamente, con la partita Iva, svolge di fatto lavoro subordinato. In altri casi, sempre con riferimento ai giovani, ci sono professionisti che non hanno tutte le tutele legate alla loro professione. Non è più vero che si paga il noviziato perché l’età media delle persone che lavorano in studi professionali di altri arriva fino a 42 anni.

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