Scudo fiscale: 50 miliardi di euro pronti al “rientro”

A quanto ammonteranno i capitali illegalmente esportati all’estero che “rientreranno” nel nostro Paese attraverso lo strumento dello scudo fiscale? Ebbene, Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, a conclusione di un convegno tenutosi venerdì scorso a Napoli, dal titolo “Equità fiscale in Italia”, ha reso noto che i capitali pronti al “rientro” sono stimabili in ben 50 miliardi di euro. L’Associazione, tra l’altro, ricorda come con lo scudo fiscale sarà possibile non solo “sanare” l’esportazione e la detenzione illegale di capitali all’estero, ma anche gli yacht ed i beni immobili a condizione che si trovino in uno dei Paesi dell’Unione Europea. Vittorio Carlomagno, Presidente di Contribuenti.it, Associazione Contribuenti Italiani, fa presente tra l’altro come per anni le famiglie e le imprese ricche e ricchissime del nostro Paese siano riuscite a sfuggire al Fisco italiano, ragion per cui, al fine di contrastare efficacemente l’evasione fiscale, è arrivato il momento di provvedere ad aggiornare il “redditometro”. Inoltre, KRLS Network of Business Ethics stima che solo negli ultimi cinque anni le prime cento imprese più importanti del nostro Paese, avvalendosi dei conti offshore, sono riuscite a pagare il 5% in meno di tasse all’erario.

Scudo fiscale: serve l’approvazione dell’UE

In linea con quanto emerso negli ultimi giorni, il Governo ha inserito nel Decreto fiscale un emendamento che reintroduce in Italia lo “scudo fiscale“, ovverosia quello strumento che serve per far rientrare dall’estero i capitali illecitamente esportati. Quella odierna in merito è stata una giornata movimentata a livello politico, visto che da un lato l’Esecutivo ha cercato di giustificare tale scelta, mentre dall’altro l’opposizione, con in testa il Partito Democratico e l’Italia dei Valori, ha attaccato senza riserve la maggioranza di Governo sottolineando come tale strumento sia a conti fatti non solo un condono vero e proprio, ma anche un regalo ai più furbi a danno dei cittadini che invece pagano onestamente le tasse. Altrettanto accesa è stata anche la conferenza stampa tenuta da Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, il qualche ha avuto uno scambio di idee un po’ “fuori dagli schemi” con un corrispondente americano.

Scudo fiscale: condono per recuperare il capitale fuggito nei paradisi fiscali

Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti si prepara a varare un nuovo scudo fiscale dopo quello varato nel 2002. Lo scopo é favorire il rientro dei capitali esportati illegalmente all’estero per una somma di circa 550 miliardi di euro. Una somma considerevole in alcuni casi sfuggita all’attenzione del fisco, in altri per nascondere il ricavato di corruzione e di attivita’ criminali. Si stima che 300 siano in Svizzera, 100 in Lussemburgo, 40 a Montecarlo e il resto sparso in altri Paesi.

Il provvedimento ha il fine di aiutare l’economia italiana provata dalla crisi e aiutare con parte degli introiti l’emergenza Abruzzo. Si tratta comunque di denaro “sporco”, frutto di corruzione, criminalità o anche frode fiscale. Al ministero dell’Economia si lavora per preparare un nuovo provvedimento di regolarizzazione dei capitali all’estero.

Il progetto sui capitali offshore di Tremonti all’esame europeo

Una direttiva pubblicata circa un mese fa dal Tesoro statunitense per dettare le regole relative allo scudo fiscale sembra ora mettere in imbarazzo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti: secondo questo documento, infatti, quei cittadini americani che intendono regolarizzare i patrimoni all’estero dovranno presentare una domanda indirizzata alla Offshore Identification Unit di Philadelphia. Verranno quindi calcolati gli arretrati del fisco e si potrà scegliere se regolarizzarsi attraverso il versamento del 20% del patrimonio (la percentuale scende al 15% nel caso il denaro sia frutto di un’eredità). Gli Usa dettavano quindi norme così severe in materia fiscale proprio quando stavano nascendo le prime voci circa il progetto del ministro per far tornare i capitali offshore: non sono ancora noti i dettagli del programma, ma il ministero ha già effettuato una simulazione su cui applicare un gettito con una trattenuta pari al 10% dei patrimoni regolarizzati, quindi ben inferiore rispetto alle proposte statunitensi. La decisione se mantenere un’aliquota così bassa o conformarsi alle linee dettate da Bruxelles non appare semplice.

 

Scudo fiscale per il rientro dei capitali

Nel nostro Paese, anche a seguito del tragico terremoto in Abruzzo, è in corso un dibattito che sta coinvolgendo la maggioranza di Governo, l’opposizione, ma anche i Sindacati riguardo alle modalità con cui reperire le risorse necessarie per garantire in breve tempo la ricostruzione delle case nei Comuni della Regione colpite dal sisma. Ebbene, tra le soluzioni allo studio c’è quella relativa allo scudo fiscale, quel meccanismo “incentivante” grazie al quale i capitali “fuggiti” all’estero potranno rientrare in Italia. Con lo scudo fiscale, infatti, i capitali rientranti godrebbero di una tassazione di favore, paragonabile ad una “sanatoria”, e lo Stato potrebbe incassare risorse anche ingenti da destinare alle popolazioni terremotate. Favorevole allo scudo fiscale è tra l’altro anche Gianni Chiodi, Presidente della Regione Abruzzo, in virtù del fatto che in questo modo si potrebbero reperire con rapidità fondi per la ricostruzione senza pesare sulle tasche dei cittadini/contribuenti.