Tasse universitarie: classifica atenei più costosi

Gli studenti universitari del Sud pagano meno tasse, lo conferma una speciale classifica stilata dalla Federconsumatori circa i costi degli atenei italiani. Gli atenei più accessibili, almeno dal punto di vista economico, sono quelli meridionali. Sono invece più care le università del Nord Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto), costano ben il 13,5% in più rispetto a quelle meridionali. Le tasse al Nord oltretutto sono aumentate per l’anno accademico in arrivo dell’8.2% per la prima fascia di reddito, del 15,54 per la terza fascia e del 23,23% per la fascia massima. Il primato spetta all’università di Parma, gli studenti pagano infatti una retta pari a 1005,87 euro, mentre coloro che scelgono delle facoltà umanistiche pagano 890,05 euro. A seguire, al secondo posto, l’Università di Verona. Le facoltà più economiche sono invece quelle di Bari e Bologna.

Scajola: a dicembre piano detassazione imprese meridionali

Una questione quella del Sud, che merita attenzione e che forse non ne ha avuta mai quanto dovuto. Le imprese del meridione soffrono particolarmente la crisi. A fine anno le imprese del Sud e delle Isole perderanno più posti di lavoro, anche se rispetto a Nord e centro subiranno una minore flessione del fatturato, afferma Bankitalia nel suo bollettino annuale.

Questo scenario incerto apre le porte alla discussione, entro dicembre, del “piano straordinario Berlusconi per il Sud‘. Lo annuncia il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, il quale assicura che

ci saranno meno tasse per le imprese, ridurremo l’Irap con una quota dello scudo fiscale, faremo di tutto per rafforzare il credito d’imposta. Il piano sarà attivato grazie ai 90 miliardi di fondi europei e nazionali destinati al Sud entro il 2013, sulle obbligazione detassate che la banca del Sud potrà emettere e che saranno offerte ai risparmiatori.

Spesa pubblica: il Nord paga le tasse per il Sud?

Ieri la Cgia di Mestre è intervenuta nelle polemiche sul Mezzogiorno trascurato dallo Stato. Aperte le discussioni sul saldo pro capite: la differenza, cioè, tra quello che un cittadino paga allo Stato e quello che riceve in cambio. Nel 2007 questo saldo risultava positivo per i contribuenti del Nord e del Centro, ciò significa che hanno versato più di quanto non abbiano ottenuto in spesa sociale. E’ incrementata ovvero la differenza tra quanto versano in termini di tasse e contributi alle amministrazioni pubbliche e quanto ricevono in termini di spesa pubblica i cittadini.

Al Sud invece sembra che i trasferimenti statali superino le imposte versate. Non basta. Al Sud i trasferimenti statali superano i versamenti individuali: ogni individuo guadagna 1.061 euro (come differenza tra quanto versa e quanto riceve). Per non parlare delle regioni a statuto speciale, cioè Sicilia e Sardegna, dove la cifra si attesta sui 2.063 euro.

L’Irap sui call center accentua la crisi

Siete studenti universitari o disoccupati in cerca del primo impiego? In attesa di trovare altro, molti inviano il curriculum ai call center, soprattutto al Sud sono diventati quasi una moda, dove giovani ed anche meno giovani, alcune volte rassegnati dalla mancanza di altri posti di lavoro, si apprestano a fare quest’esperienza. Ma anche qui inizia a farsi sentire la crisi. E non solo, qualcuno comincia a lamentarsi per le tasse. Renato Rabellino, segretario della Slc-Cgil, dichiara relativamente alla provincia di Torino:

In altre province, fuori Torino, già sono stati persi appalti, in qualche caso anche della pubblica amministrazione, a favore di call center del Sud. Nella crisi molte grandi aziende e anche banche e assicurazioni portano all’esterno, per abbattere i costi, l’assistenza o la gestione dei clienti. La tentazione è scegliere quelli che costano meno. Sono ben lieto se al Sud si creano posti di lavoro, ma non a scapito dei lavoratori piemontesi. Qui siamo riusciti negli anni ad arrivare a un buon numero di aziende dove è tutto regolare, non ci sono più co.co.pro, ogni anno si fanno le verifiche e si assume per non eccedere il 40% di tempo determinati sul totale. In molti dei nuovi call center del Sud non è così.