Home » Agevolazioni Fiscali » Project financing senza agevolazioni pubbliche

Project financing senza agevolazioni pubbliche

Il decreto sviluppo Bis, Dl 18 ottobre 2012 n. 89, ha introdotto la possibilità di consentire al concessionario di opere pubbliche, di fruire di un credito di imposta in materia Ires e Irap su un ammontare pari al 50 % dell’investimento. L’ammontare totale del progetto deve avere valore non superiore a 500 milioni di euro, non devono essere previsti contributi a fondo perduto e deve essere stata accertata, tramite delibera Cipe, la sostenibilità del piano economico. Tuttavia tale proposta non è stata successivamente sostenuta dal governo in sede di conversione ponendo nuovamente il problema della defiscalizzazione del project financing (norma che, visto l’art. 18 della legge n. 183/2011, non ha di fatto aiutato concretamente nessuna opera).
Occorre comunque sottolineare che l’art. 18 nella sua versione originaria prevedeva comunque la possibilità di concedere sgravi Irap, Iva, ires per nuove concessionarie autostradali e per le opere avviate e non ancora definite. La norma ha subito poi delle modifiche con l’ampliamento del raggio d’azione a potenzialmente tutte le nuove infrastrutture, ma poi di fatto non è stata realmente applicata.
Le difficoltà tuttavia non sono solo politiche visto che occorrerebbe convincere anche il concessionario privato a rinunciare al contributo pubblico in virtù di sconti fiscali futuri. Di conseguenza si è previsto un maxi emendamento per modificare le modalità di concessione della suddetta agevolazione. Ad esempio viene prevista la possibilità di utilizzare i project bond anche alle società di servizi pubblici locali e per la realizzazione di reti nazionali di trasmissione energia elettrica e reti Tlc con licenza privata.
Inoltre nell’emendamento è stata introdotta una norma in merito all’introduzione della conferenza di servizi ordinaria (la quale recepisce una recente sentenza della Corte Costituzionale, la n. 179 del 2012). Confermata invece la norma che ha consentito all’Anas di pagare le imprese per i lavori in corso sino a 400 milioni di euro, utilizzando le risorse che derivano dall’ex fondo centrale di garanzia.