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Gli scenari sul regime forfettario nel 2026 in Italia

Fondamentale analizzare gli scenari sul regime forfettario nel 2026 in Italia. La Manovra 2026 si configura come uno degli appuntamenti finanziari più decisivi degli ultimi anni, catalizzando l’attenzione di milioni di contribuenti, in particolare coloro che operano nel regime forfettario. Le decisioni su aliquote, incentivi e soglie di reddito non sono solo dettagli tecnici, ma elementi cruciali per la sostenibilità e la competitività del sistema fiscale italiano, in un panorama economico in cui il lavoro autonomo – dai freelance alle microimprese – assume una centralità crescente. L’obiettivo dichiarato di Governo e Ministero dell’Economia per il 2026 è consolidare le misure esistenti, puntando a un regime agevolato più semplice e stabile.

regime forfettario nel 2026 in Italia

Approfondiamo la questione del regime forfettario nel 2026 in Italia

Le anticipazioni indicano una forte propensione alla conferma dei capisaldi del regime forfettario. Si prevede che l’imposta sostitutiva principale rimanga fissata al 15%, mentre per le nuove attività che rispettano i requisiti di startup sarà mantenuta l’aliquota agevolata del 5% per i primi cinque anni. Questa misura, cruciale per l’avvio di migliaia di Partite IVA, permette di reinvestire risorse preziose nella fase iniziale del progetto imprenditoriale. Fondamentale, inoltre, sarà il mantenimento dei meccanismi di calcolo del reddito basati sui coefficienti di redditività, strumenti che assicurano una gestione fiscale semplificata per professionisti e autonomi.

Il punto più dibattuto resta quello dei limiti di accesso in termini di ricavi. Nonostante le frequenti discussioni pubbliche su un potenziale innalzamento della soglia, la Manovra 2026 sembra orientata a una conferma, almeno nel breve periodo, del tetto vigente. Questa scelta, pur garantendo stabilità a chi ha già pianificato il proprio futuro fiscale, ribadisce che il superamento del limite comporterà l’obbligo di transitare al regime ordinario dall’anno successivo. Questo passaggio comporta maggiori adempimenti, l’applicazione dell’IVA e una tassazione progressiva, trasformando la soglia in una questione essenziale per la sostenibilità economica dell’attività.

È utile precisare che la cosiddetta “flat tax” nel regime forfettario non è un’aliquota unica e universale, ma un’imposta sostitutiva che ingloba IRPEF, addizionali regionali e comunali e IRAP, applicata sul reddito calcolato forfettariamente. Sebbene si cerchi stabilità e non una rivoluzione, la Manovra potrebbe prevedere piccoli aggiustamenti nelle fasce contributive per alcune categorie professionali che hanno registrato un aumento significativo dei volumi d’affari.

Infine, dovrebbe essere riconfermata la compatibilità tra lavoro dipendente e reddito da Partita IVA, mantenendo la soglia complessiva di 35.000 euro come criterio per accedere alla flat tax sui redditi accessori. Questa misura rappresenta un incentivo concreto per chi desidera avviare un’attività parallela senza temere una tassazione eccessiva sui redditi integrativi.