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Dichiarazione infedele, quando è penalmente rilevante?

Cambiano le norme relative alla punibilità della dichiarazione infedele. E’ penalmente rilevante nel momento in cui l’imposta evasa va oltre i duecentomila euro e non più oltre i cinquantamila euro attuali.

Andando con ordine, in sede di computo della soglia non verranno tenute in considerazione le seguenti opzioni: la non corretta classificazione o valutazione di elementi attivi o passivi oggettivamente esistenti, la violazione dei criteri di determinazione dell’esercizio di competenza, la non deducibilità di elementi passivi reali.

Cosa cambia, dunque, in confronto all’attuale normativa? A spiegarlo sono gli esperti, che sottolineano le principali diversità in confronto a quanto avviene ora:

A differenza di quanto avviene adesso in cui la condizione congiunta per far scattare il reato di dichiarazione infedele (articolo 4 del Dlgs 74/2000) è che l’ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti a tassazione è superiore al 10% dell’importo degli elementi attivi indicati in dichiarazione, o comunque, è superiore a 2 milioni di euro. È un’altra delle novità che dovrebbero entrare nell’attuazione delle norme su abuso del diritto e sanzioni previste dalla delega fiscale (legge 23/2014).
Il testo è atteso all’esame del Consiglio dei ministri la prossima settimana. Anche ieri si è tenuta una riunione al Mef per limare gli ultimi dettagli.  Sull’abuso del diritto si va verso un’applicazione delle nuove norme per i comportamenti abusivi già commessi alla data di entrata in vigore delle nuove regole ma solo a condizione che il fisco non abbia già notificato un avviso di accertamento. Questo vorrebbe dire lasciare in vita tutti i contenziosi già in corso, che in gran parte dei casi si collocano su soglie di valore molto elevate.