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I condoni made in USA: gli incassi del fisco in tempo di crisi

I condoni e le iniziative perdonali non sono un fenomeno esclusivamente italiano: infatti, nei soli Stati Uniti, da 27 anni a questa parte sono già state promosse più di cento iniziative di questo tipo sul versante del fisco. Nessuno stato dell’Unione è escluso da questa tendenza, ma se anche accadesse la distanza contabile dal ricorso alle amnistie fiscali verrebbe ricollegato alla scarsezza dei mezzi disponibili e alle poche attese per un eventuale incasso. Sono proprio questi elementi che hanno spinto molto spesso i responsabili statali a lanciare non dei veri condoni, ma una sorta di “tax holiday”, vale a dire la sospensione in via temporanea del versamento delle imposte legate a particolari vendite, oppure ad eventi per cui si prevede un aumento dei consumi. Cosa spinge le autorità statunitensi a porre in essere tali iniziative? Anzitutto, la volontà di assicurare una sorta di “sollievo” fiscale ad aziende ed operatori messi in difficoltà da cicli economici negativi; ed inoltre, la necessità di ottenere versamenti interi e senza sconti.

 

Dal 1982, negli Stati Uniti sono state avviate un centinaio di iniziative perdonali, le quali hanno assicurato una cifra pari a 6 miliardi di dollari; in realtà, si tratta di un ammontare non così evidente, anche perché i contribuenti non sono mai affascinati da iniziative simili. C’è anche da dire che l’Internal Revenue Service, l’Agenzia delle Entrate statunitense, misura costantemente quanto è distante il modello contabile che viene applicato in modo così generoso dalle autorità. Le cifre in questo senso sono molto interessanti.

 

Nel 2008, infatti, gli erari di stati che vanno dall’Alaska al New Mexico sono riusciti ad incassare oltre 780 miliardi di dollari, i quali, sommati ai 2.700 miliardi dell’Irs, hanno portato il fisco statunitense a un vero record, nonostante i tempi di crisi (senza contare, poi, gli introiti provenienti dalle contee, dotate di una loro autonomia fiscale a livello locale).