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Tornano le “cartelle pazze”: il Fisco chiede 309 miliardi a un operaio emiliano

Non deve essere certo una bella sensazione quella che si prova nel ricevere una cartella esattoriale da oltre 309 miliardi di euro: è stata questa infatti la cifra che un operaio emiliano si è visto recapitare nei giorni scorsi a casa da parte di Equitalia, con l’intimazione a pagare immediatamente l’intero importo presso gli sportelli dell’Agenzia delle Entrate. Una riscossione tributaria senza dubbio esagerata e, in effetti, si è trattato di un madornale errore commesso dalla stessa Equitalia; tra l’altro, non è un caso isolato, visto che altri 4.500 cittadini delle provincie dell’Emilia, in particolare Parma e Piacenza, si sono visti recapitare delle cartelle esattoriali “pazze” (un altro importo sospetto e palesemente errato è stato recapitato a un veterinario: 900 milioni di euro). Preavvisi di fermo e richieste di cifre ingenti, il contenuto delle missive è sempre il medesimo. Non bisogna sottovalutare, in questo caso, anche i danni provocati alla salute dei contribuenti, i quali hanno anche denunciato malori nel leggere richieste così esorbitanti. Il Codacons si è già attivato in proposito per far sì che Equitalia risponda in prima persona degli errori commessi: è pronta anche una denuncia in Procura.

 


La società di riscossione si è immediatamente scusata per il disguido evidente, giustificando gli errori commessi con alcuni problemi collegati alla tipografia (soprattutto nei file che contenevano i vari documenti da spedire) e alla fase di stampa. Come ha precisato Equitalia:

Provvederemo a inviare senza alcun ritardo una lettera formale di scuse ai cittadini oggetto degli errori. I documenti errati sono dichiarati nulli: verranno spediti i nuovi preavvisi di fermo, con gli importi di riscossione giusti.

 

I contribuenti italiani non sembrano comunque propensi ad accettare queste scusanti e chiedono fatti concludenti al ministro dell’Economia Giulio Tremonti: nel 2003 lo stesso ministro si assunse la responsabilità dei fatti, scusandosi per il disagio causato dagli “avvisi pazzi” in televisione.