Robin Hood Tax sulle energie rinnovabili: i dettagli

Togliere ai ricchi per dare ai poveri. E’ questa la finalità della cosiddetta “Robin hood tax“, una tassa che in Italia va a colpire i “ricchi”, nello specifico caso i player del settore energetico, a fronte di risorse reperite, circa due miliardi di euro è il gettito atteso da parte del Governo, che poi potranno essere distribuite alla collettività. La Robin hood tax è entrata prepotentemente all’interno dell’ultimissima manovra finanziaria del Governo di centrodestra, quella da 45 miliardi di euro per intenderci. Ma ora bisognerà vedere se il provvedimento sarà oggetto di modifiche da parte del Parlamento durante la discussione e la relativa presentazione di emendamenti. In accordo con quanto dichiarato tra l’altro dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, l’orientamento del Governo sulla nuova finanziaria è infatti quello di non porre la fiducia.

Robin Hood Tax: controlli Autorità Energia

In merito alla Robin Hood Tax, ed al relativo divieto di traslazione, sui prezzi praticati all’utente finale, di quella che altro non è che una maggiorazione sull’addizionale Ires, l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas ha effettuato ben 500 controlli di primo livello a carico di altrettante imprese del settore energetico. In particolare, avvalendosi della collaborazione del Comando Unità Speciali della Guardia di Finanza, l’Autorità ha messo in atto la prima fase della vigilanza nei confronti di 282 operatori del comparto petrolifero, e 221 imprese del settore del gas e dell’elettricità. Su questo tipo di attività l’Autorità per l’Energia elettrica ed il gas ha trasmesso alla fine dello scorso anno una Relazione al Parlamento che adesso è altresì disponibile sul sito Internet dell’Authority.

“Robin Tax”: un primo bilancio a quasi un anno dall’introduzione

È ormai passato quasi un anno dal lancio, da parte del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, della cosiddetta Robin Tax: il 3 giugno 2008, infatti, veniva ideato questo particolare tipo di imposta, con l’intento di tassare petrolieri, banche, assicurazioni e cooperative per poi alleggerire conseguentemente il gettito fiscale dei soggetti con redditi più bassi. Si può dunque stimare un primo, sommario, bilancio di questa interessante iniziativa? È il bilancio annuale dell’Eni a illuminarci in tal senso: nel 2008, le aziende dell’ente hanno contabilizzato imposte correnti sul reddito per 1,91 miliardi di euro, mezzo miliardo in meno rispetto a un anno prima. Il bilancio mette in luce come, senza la Robin Tax, esse avrebbero pagato ancor meno imposte: ma sono due i motivi che possono scontentare il ministro. Anzitutto, Tremonti contava molto sull’apporto della tassa per far respirare i conti pubblici; le previsioni parlavano infatti di un gettito che sarebbe salito fino a 4,6 miliardi di euro, quindi una misura imponente, ma non tutti i petrolieri sono stati colpiti allo stesso modo.