Evasione: Marche, operazione il fisco tra le onde

A cavallo con il Ferragosto, in molte Regioni d’Italia, gli “007” dell’Agenzia delle entrate non sono andati in vacanza; è stata infatti messa in atto nei giorni scorsi, e continuerà anche per i prossimi, una massiccia campagna antievasione lungo le coste ed i litorali del nostro Paese con controlli su tutte quelle attività economiche che traggono buona parte dei propri ricavi annui nel periodo delle ferie estive. Stiamo parlando di bar, ristoranti, discoteche e stabilimenti balneari, ma anche i gestori delle attività portuali al fine di andare letteralmente a scovare contribuenti che sono nella realtà ad alta capacità contributiva mentre al Fisco dichiarano redditi bassi, spesso irrisori o addirittura nulli. Ebbene, questa campagna di controlli nei giorni scorsi c’è stata anche sul litorale della Regione Marche nell’ambito di un’operazione antievasione denominata “Il fisco tra le onde“.

Fisco d’estate: campagna anti-evasione Riviera romagnola

Gli operatori economici della Riviera romagnola, con l’arrivo della nuova stagione estiva, sono tornati nel mirino del fisco, ed in particolare dell’Agenzia delle Entrate di Rimini, la quale ha passato al setaccio ristoranti, alberghi e stabilimenti balneari scovando ben 5 milioni di euro di imponibile accertato che è stato nascosto all’Erario. A darne notizia è la Direzione regionale delle Entrate dell’Emilia-Romagna che ha fornito un primo bilancio relativo alla campagna anti-evasione nella Riviera romagnola da parte dell’Agenzia di Rimini che, relativamente agli anni di imposta dal 2005 al 2007, ha posto “sotto controllo” l’attività di ben 33 alberghi, nove ristoranti e ben 55 stabilimenti balneari dell’area del riminese. Ebbene, tra questi ben 22 hanno addirittura dichiarato bilanci in perdita, mentre altri otto soggetti dichiaravano redditi pari a zero; invece, per questi 30 operatori economici l’imponibile accertato è stato pari ad oltre due milioni di euro.

Stabilimenti balneari Massa: i risultati dei controlli estivi

Quest’anno l’Agenzia delle Entrate è stata molto attiva nelle attività di contrasto all’evasione fiscale sulle coste e sui litorali, scovando tra l’altro anche numerosi party estivi organizzati in maniera del tutto abusiva, ovverosia emettendo biglietti di ingresso senza alcuna validità ai fini fiscali. Ebbene, l’Amministrazione di Massa ha provveduto ad effettuare dei controlli estivi anche presso gli stabilimenti balneari della zona, provvedendo, in un caso su due, a recuperare ricavi che non sono stati dichiarati. L’attività di controllo si è appena conclusa e, in accordo con quanto rivela la Direzione regionale Toscana dell’Agenzia delle Entrate, sul litorale di Massa sono stati oggetto di controlli e di ispezioni ben 45 stabilimenti balneari su un totale di 112; ebbene, per 22 di questi 45 le ispezioni si sono concluse con l’emissione di avvisi di accertamento finalizzati al recupero di una quota parte del giro d’affari che, pur conseguita dallo stabilimento, non è stata dichiarata al fisco. Ma come ha fatto l’Amministrazione finanziaria a risalire ai ricavi non dichiarati?

Party estivi: giro di vite sulla “musica d’evasione”

In Liguria è scattato un giro di vite contro i “party estivi” organizzati in maniera abusiva, ovverosia senza gli opportuni adempimenti fiscali. A tal fine, l’Amministrazione finanziaria ha già provveduto a “stanare” un paio di eventi sulla riviera ligure; il primo, organizzato e promosso facendo leva sulla rete Internet, ha riguardato una serata a base di musica techno che però, a seguito dei controlli congiunti effettuati dalle Entrate e dalla SIAE, si è trasformata in “musica d’evasione”. Questo perché è stato rilevato come gli organizzatori della serata fossero in tutto e per tutto degli evasori totali. Nel dettaglio, il presunto titolare dell’impresa di spettacolo, stando a quanto recita una nota emessa dalle Entrate Liguria, agiva “appoggiandosi” sulla partita IVA di una società che, costituita da ben dieci anni, di tutto si interessava tranne che di spettacolo; la società in questione, infatti, non solo era una società di abbigliamento, ma addirittura è stata dichiarata fallita nell’anno 2001.