San Marino prova a costruire il suo nuovo sistema fiscale

Il futuro di San Marino è nelle mani del proprio sistema tributario, uno dei più discussi a livello internazionale: la fiscalità agevolata della Repubblica del Titano vive però uno dei momenti più difficili da molto tempo a questa parte. Questa certezza deriva soprattutto dagli impegni e dai temi che sono stati trattati negli ultimi convegni. Ad esempio, il meeting più recente della Fondazione San Marino Cassa di Risparmio ha permesso di ragionare sui principali elementi di criticità. Tra questi ultimi possiamo sicuramente annoverare i pessimi rapporti con il nostro paese, provocati in larga misura dallo scudo fiscale e dal mancato coordinamento tra la Banca d’Italia e la Banca Centrale di San Marino. Inoltre, la reputazione della piccola repubblica va sicuramente migliorata.

Giordania e Algeria, la leva fiscale per calmare le proteste

Algeria e Giordania sono due nazioni piuttosto vicine in questo momento, soprattutto se si effettua un ragionamento prettamente tributario: in effetti, gli stati in questione sono accomunati da un utilizzo strategico della cosiddetta “leva fiscale”, la quale può consentire di affrontare in maniera migliore la crisi finanziaria, oltre al rincaro di materie prime, generi alimentari e quant’altro. Si tratta di un indicatore dell’intensità della politica fiscale adottata, calcolato attraverso la misura dell’impatto della stessa sul livello del reddito. Ebbene, i governi di Algeri e di Amman hanno pensato bene di sfruttare a fondo tale opportunità, visto che le tensioni sociali e politiche continuano a riempire le loro piazze. Partendo dalla nazione africana, c’è da dire che di fronte all’incremento delle tariffe di beni come olio e farina si è intervenuti sospendendo i diritti doganali, le tasse e i tributi relativi a olio e zucchero, una misura che rimarrà in vigore almeno fino al prossimo 31 agosto.

La Corea del Sud diventa sempre più “verde” con i nuovi incentivi fiscali

L’esecutivo della Corea del Sud si è prefisso un obiettivo alquanto ambizioso: è infatti in fase di studio la promozione di investimenti nelle industrie cosiddette “a crescita verde”, anche ricorrendo alla leva fiscale, oltre all’ampio utilizzo di fonti di finanziamento destinate alle industrie del settore. Anche altri paesi dell’economia asiatica hanno deciso di puntare i loro sforzi sul potenziamento delle misure volte a ridurre gli effetti del gas serra; un esempio molto interessante in questo senso è fornito dalla Cina, la quale ha di recente annunciato un piano di investimenti (dovrebbe concludersi entro il 2020) per 15 miliardi di dollari al fine di sviluppare le energie alternative. Ma il presidente sud coreano, Lee Myung-bak è andato oltre: la sua idea è quella di rendere maggiormente disponibili le fonti di finanziamento del settore, creando appositi fondi di investimento, e, soprattutto, concedendo incentivi fiscali alle piccole e medie imprese che si impegneranno in tali progetti. La leva fiscale verrà innalzata dai 2 trilioni di won che sono disponibili quest’anno a circa 2,8 trilioni nel 2013; a questa cifra deve poi essere aggiunto il finanziamento che verrà elargito da Korea Development Bank. L’altra direttrice operativa lungo la quale il governo coreano intende mettere a punto i suoi programmi è quella della certificazione per la convalida dell’uso di tecnologie verdi e di progetti ecocompatibili.