Belgio: BizTax agevola le dichiarazioni dei redditi societari

BizTax: è questo il nome che è stato scelto dall’amministrazione finanziaria del Belgio per consentire alle imprese la denuncia dei loro redditi. Si tratta di un servizio informatico, attivo dallo scorso 1° gennaio, il quale promette di essere più sicuro e conveniente nei confronti di tutti i contribuenti che sono coinvolti da tale adempimento. La precedente applicazione, Vensoc, diventa dunque obsoleta e il governo di Bruxelles intende introdurre in maniera completa la nuova versione a cui ci stiamo riferendo. Di cosa si tratta esattamente? La dichiarazione dei redditi imprenditoriali potrà essere attuata mediante delle procedure rapide e un trattamento dei dati piuttosto affidabile; la tecnologia che viene sfruttata si chiama Xbrl (acronimo che sta a indicare l’ Extensible Business Reporting Language), un linguaggio elettronico appunto che fa riferimento a un consorzio presente in diversi paesi a livello internazionale.

Il Belgio propone agevolazioni fiscali anche per i non residenti

Il Belgio sta per offrire delle nuove opportunità fiscali per i cittadini non residenti: infatti, anche coloro che non risiedono nello Stato dal punto di vista del Fisco, ma che comunque svolgono attività d’impresa potranno beneficiare della deduzione sui redditi derivanti da brevetti. L’interessante sconto fiscale si presta però a manovre artificiose, relative soprattutto alla quantificazione dei prezzi di trasferimento infragruppo. È proprio per tale motivo che le disposizioni sono state pensate anche per scongiurare questo rischio; i redditi che si riferiscono a soggetti esteri non sottoposti a tassazione in Belgio, non possono essere ammessi allo stesso modo all’agevolazione in questione. La normativa belga prevede, in effetti, una deduzione sui redditi che derivano dall’uso di brevetti, vale a dire i diritti di sfruttamento delle nuove invenzioni che possono essere applicate nel settore industriale.

 

Tasse sul lavoro alle stelle in Italia

L’Italia è il Paese dei record. Il problema è che molto spesso trattasi di record negativi, e l’ultimo tra questi in ordine di tempo viene messo in risalto da un Rapporto di Eurostat, l’Ufficio di Statistica europeo, da cui è emerso come tra i Paesi dell’Unione Europea l’Italia sia la “prima” in fatto di tassazione sul lavoro. Le tasse sul lavoro in Italia, secondo l’analisi di Eurostat, basandosi sui dati del 2007, incidono infatti per ben il 44%, battendo anche Paesi come la Svezia, al 43,1%, ed il Belgio al 42,30%; il divario della tassazione sul lavoro, rispetto alla media UE del 34,4%, è quindi pari a quasi dieci punti percentuali. A farne le spese nel nostro Paese, tra tasse e contributi, sono i contribuenti cui le imposte vengono prelevate alla fonte, ovverosia i lavoratori dipendenti; ed a conti fatti ogni 100 euro lordi 44 vanno in tasse e contributi anche per effetto dell’evasione fiscale che si annida, come storicamente avviene nel nostro Paese, nel lavoro autonomo dove a conti fatti si pagano le tasse solo ed esclusivamente per quello che si dichiara.