Doppia attività, studi contrastabili solo con prove effettive

L’accertamento degli studi di settore (lo strumento utilizzato dal Fisco per rilevare i parametri di liberi professionisti e lavoratori autonomi) non può essere contestato mediante la prova dell’esercizio di due attività distinte ma contemporanee: in effetti, come emerge da una recente sentenza della Corte di Cassazione (la pronuncia in questione è la numero 19957), anche in questa ipotesi è necessario provare l’incidenza sulla capacità del reddito, visto che occorrono delle giustificazioni circa il tempo minore dedicato a una determinata professione. La sentenza si è resa necessaria alla luce di un contradditorio tra un contribuente e l’ufficio finanziario a cui si era rivolto, visto che quest’ultimo aveva notificato un accertamento fiscale per i maggiori compensi che non erano stati dichiarati. Lo stesso contribuente ha visto riconosciute le proprie ragioni di fronte alla Commissione tributaria provinciale.

Cassazione: no al ricorso delle Entrate per le tasse di Vanna Marchi

La vicenda relativa a Vanna Marchi è venuta a galla verso la fine del 2001: è da quel momento, infatti, delle truffe perpetrate mediante le vendite televisive, reati per i quali c’è stata una condanna, della stessa Marchi e della figlia Stefania Nobile, a dodici anni complessivi di reclusione. Ebbene, il nome citato poc’anzi ritorna di stretta attualità, ma in questo caso per una questione relativa al fisco e alle tasse. Che cosa è successo di preciso? La Corte di Cassazione ha provveduto a rigettare il ricorso che era stato presentato dall’amministrazione finanziaria del nostro paese, una richiesta che era stata avanzata al fine di tentare un recupero, seppur parziale, ma comunque sempre consistente, delle imposte dovute dall’imbonitrice della televisione, la quale si trova attualmente nel carcere di Bologna. L’obiettivo dell’Agenzia delle Entrate era abbastanza chiaro in questo senso, ma il modus operandi è stato totalmente sbagliato.

La cancellazione dal registro delle imprese estingue la società

Il registro delle imprese relativo alle società di capitali del nostro paese non ha ormai più alcuna ragione di esistere, visto che proprio di recente è stata disposta la sua cancellazione. Si tratta comunque di una fattispecie che ha dei fondamentali risvolti dal punto di vista del bilancio e del fisco: cerchiamo di capirne i motivi. In effetti, la scomparsa dello stesso registro porta, come conseguenza principale, anche l’estinzione delle società, le quali, in tal modo, non hanno più l’obbligo di rispondere in proprio per le obbligazioni che avevano contratto in precedenza. Questa decisione si riferisce a una sentenza di quest’anno della Corte di Cassazione, per essere più precisi la numero 4062 dello scorso 22 febbraio. In particolare, questa pronuncia della Suprema Corte ha stabilito che, prendendo come riferimento normativo l’articolo 2495 del codice civile, il cui secondo comma sancisce appunto l’estinzione della società nel momento immediatamente successivo alla cancellazione.