Iva al 21% per i mobili e gli arredi della prima casa

Anche quando si acquistano i mobili e gli arredi che poi saranno destinati alla nostra prima casa bisogna prestare la massima attenzione alla disciplina fiscale (vedi anche Agevolazione prima casa, nel rogito va indicato dove lavora il contribuente). Che tipo di aliquota Iva (Imposta sul Valore Aggiunto) bisogna applicare per tali operazioni? Molti contribuenti si chiedono spesso se non si tratti di una delle casistiche per le quali si può introdurre l’imposta nella sua versione ridotta (aliquota al 4% per la precisione).

In realtà, sia i mobili che i complementi di arredo non fanno parte dell’elenco di beni e servizi per cui la legge stabilisce l’applicazione delle aliquote ridotte di cui si sta parlando. È sufficiente consultare la tabella A del Dpr 633 del 1972, il cosiddetto “Decreto Iva”, per accorgersene. Pertanto, le operazioni a cui si sta facendo riferimento sono assoggettate all’aliquota ordinaria dell’Iva, vale a dire quella che per il momento è pari a ventuno punti percentuali. Perfino il fatto che si tratti di una prima casa non fa cambiare idea a tal proposito. Le agevolazioni tributarie hanno senso solamente quando si ha a che fare con le prestazioni di servizi che derivano da contratti di appalto, più precisamente in relazione alla costruzione di abitazioni che non sono considerate di lusso e che hanno le caratteristiche di prima casa.

Lo stesso discorso appena fatto vale anche per le cessioni degli immobili. C’è comunque da sottolineare che giusto un anno fa ci furono numerose aspettative in merito alla possibile introduzione dell’imposta al 4%. La FederlegnoArredo fece sentire la sua voce in questo senso, chiedendo espressamente un trattamento diverso per alcune tipologie di immobili, ma il governo non si è mostrato molto convinto dalla proposta. Nonostante le sottolineature circa l’importanza di simili arredi per le funzionalità delle abitazioni e per le relative ristrutturazioni ha prevalso un atteggiamento prudente.