Pagare le tasse é come mangiare una fetta di torta

Bill Harbaugh, uno scienziato dell’Oregon, insieme a un’equipe di ricercatori, ha condotto uno studio sulle sensazioni che proviamo dopo aver pagato le tasse. Potrete anche non crederci ma non stiamo parlando nè di infarti, nè svenimenti. La sensazione che procura l’esborso di denaro destinato ai tributi é quella di piacere. La ricerca ha rivelato che adempiendo al nostro dovere di bravi contribuenti, nel cervello si attiva una zona del cervello che ci da un senso di benessere, come quella che proviamo mangiando un dolce o dialogando piacevolmente con un amico. Questo perchè pagando le imposte sentiamo di aver fatto il nostro dovere e siamo a posto con la coscienza.

Possiamo dire lo stesso nel nostro Paese in cui le tasse non sono solo alte, ma anche difficili da pagare? File, procedure burocratiche, tempi lenti. E’ quanto emerge da una ricerca di Pricewaterhouse e Banca mondiale. Il rapporto, denominato “Paying Taxes” 2009, su 181 Paesi afferma che l’Italia è 128° nella classifica degli Stati dove è più facile adempiere agli obblighi fiscali.

Ubs e Fisco Usa: c’è l’accordo per evitare altre multe

La vicenda che sta coinvolgendo Ubs, una delle principali banche svizzere, e il Fisco statunitense è ormai chiara ai più: il governo americano ha infatti accusato l’istituto elvetico di aver agevolato un numero molto alto di frodi ed evasioni fiscali, ma è comunque in vista un importante accordo tra le parti. L’ipotesi che era stata paventata nei giorni scorsi, vale a dire una nuova maxi multa nei confronti della banca, è stata scongiurata in cambio dell’ottenimento di 5.000 nominativi dei clienti americani di Ubs (il totale ammonta a circa 52.000). Berna e Washington non hanno finora confermato nulla, ma è soprattutto la stampa svizzera a insistere su queste voci. Era stato il giudice di Miami, Alan Gold, a presentare una proposta di intesa: multa per l’istituto elvetico e fornitura di un numero ridotto di nomi. Ora invece starebbe diventando concreta l’eliminazione della sanzione pecuniaria, in quanto la consegna dei nominativi potrebbe avvenire nel pieno rispetto del segreto bancario che vige in Svizzera; si punterà molto sulla maggiore collaborazione riguardo la lotta all’evasione fiscale posta in essere di recente dall’accordo tra i due governi in tema di doppia imposizione.

 

Gli Usa reclamano i dati dei clienti Ubs sospettati di frode fiscale

L’Amministrazione fiscale americana e Ubs, una delle principali banche svizzere, sono ormai giunte ai ferri corti: l’Irs (Internal Revenue Service), infatti, reclama a viva voce i nome dei clienti dell’istituto sospettati di frode fiscale e non ha intenzione di venire incontro a soluzioni troppo rapide. Dunque, la causa civile contro la grande banca elvetica continua e non viene ritirata. Il Dipartimento di giustizia statunitense ha inoltrato delle richieste molto specifiche: Ubs deve consegnare al Fisco americano tutti i dati, i riferimenti e gli spostamenti finanziari che si riferiscono a circa 52.000 clienti su cui pende il sospetto di frode. Per ora l’istituto svizzero si è limitato a effettuare numerosi richiami alla buona fede che sarebbe stata usata nei servizi verso i propri clienti, ma il Dipartimento ha più volte bocciato questa versione, mostrandosi poco convinto dell’inconsapevolezza della banca. Gli avvocati di Ubs, tra l’altro, ritengono che le coordinate richieste siano già presenti nelle disponibilità del Dipartimento stesso, dato che provengono da altre fonti e banche dati. L’intenzione degli Stati Uniti è abbastanza evidente: tale modo di operare è infatti volto a recuperare parte di quei 100 miliardi di dollari che finiscono direttamente nei paradisi fiscali, invece di essere correttamente versati a titolo d’imposta.