Canone Rai 2011: tassa o abbonamento?

Il cosiddetto “canone Rai” è una tassa, precisamente la tassa di possesso del televisore, ragion per cui basta il televisore in casa per far scattare il pagamento anche se magari, ad esempio, l’utente televisivo, a puro titolo d’ipotesi, non vedesse mai alcuna trasmissione in onda sulla televisione di Stato. Eppure, in accordo con quanto riporta l’Associazione Contribuenti.it, per voce del suo Presidente, Vittorio Carlomagno, è la stessa Rai che continua sulle proprie reti a promuovere il pagamento della tassa come se si trattasse di una sorta di “abbonamento”. Questo secondo il Presidente Carlomagno altro non fa che disorientare i contribuenti a fronte di un “canone Rai” che è una tassa e che, come tale, va pagata.

Canone Rai: le imprese non lo pagano

KRLS Network of Business Ethics in questi ultimi giorni sta effettuando, per conto di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, delle ricerche sulle tasse che risultano essere le più evase dagli italiani; ebbene, al riguardo è emerso che il canone Rai era la tassa più evasa dalle famiglie, ma il livello di evasione, con una percentuale del 96%, è altissimo anche tra le imprese. Insomma, secondo le rilevazioni KRLS Network of Business Ethics le imprese in Italia il canone Rai non lo pagano quando queste nelle loro sedi hanno un televisore e non solo, visto che si dovrebbe comunque pagare un “canone speciale” in presenza di apparecchiature come computer, iPod e sistemi di videosorveglianza posseduti dalle imprese, dagli enti privati e da quelli pubblici.

Canone Rai e paradisi fiscali televisivi

La detenzione di apparati atti alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive è disciplinata da un regio decreto che risale al 193. Ecco perchè é obbligatorio, purtroppo, pagare il canone Rai anche se non lo si utilizza. Non molto tempo fa abbiamo difatti pubblicato un post di un preside costretto a pagare gli arretrati per non aver ottemperato al debito verso la televisione di stato. Il signore in questione, non amando la tv, non ne possedeva neanche una in casa e si è quindi sentito legittimato a non pagarne il canone e a stracciare i relativi bollettini.

Indipendentemente dalla qualità o dalla quantità del relativo utilizzo, è statuito dall’articolo 1 del regio decreto n. 246 del 21 febbraio 1938 e confermato dalle sentenze della Corte costituzionale n. 535 del 12 maggio 1998 e della cassazione (n. 8549 del 3 maggio 1993), il canone Rai deve essere pagato. Il ministero dell’Economia e delle Finanze, per il tramite del dipartimento del Tesoro, partecipa per la quota del 99,56 per cento sulla RAI Radio Televisione Italiana Spa (lo 0,44 appartiene alla Siae).