Tassa sui bagel a New York

Prima di avventurarci in filosofiche considerazioni cerchiamo di ricreare la scena, per renderci almeno conto del tenore di questa tassa: siamo a New York e in pratica, un americano ha comprato un bagel e se lo porta a casa incartato pagando un prezzo normale, nello stesso momento un suo concittadino ha deciso di mangiarlo nel negozio e lo paga il 9-10%, non a causa del servizio al tavolo. A New York si sono inventati questa nuova tassazione che colpisce il consumo dei prodotti di bottega.

New York: tasse alte? E noi emigriamo

A partire dal 2000, oltre un milione di persone hanno abbandonato New York e i sobborghi, ma non per trasferirsi in un posto dove magari c’è più lavoro (come da noi Nord e Sud) o dove si vive meglio (meno violenza, criminalità…) bensì il fisco. Secondo una recente ricerca del New York Post gli americani fuggono per pagare meno tasse. Il giornale parla di un massimo esodo americano del primo decennio, l’inverso di quello avvenuto nel corso degli anni Sessanta, quando la popolazione si spostava dal Sud al Nord, un pò come in Italia.

Il giornale riferisce un esempio eclatante: Manhattan, una delle città americane più ricche, è costretta, ovviamente a pagare più tasse, essendo esse proporzionali al reddito. Gli abitanti che sono fuggiti al salasso fiscale avevano un reddito medio di 92 mila dollari annui e hanno lasciato il posto ai nuovi arrivati che guadagnano “solo” 72 mila dollari.

La situazione ha contribuito alla riduzione dei prezzi delle case a Manhattan sono molto diminuiti e il sindaco Mike Bloomberg, spera di rifarsi quest’anno con le tasse sulle grandi banche, che hanno registrato enormi profitti ma che andranno comunque cumulati con le notevoli perdite dello scorso anno.