Tasse: importi minimi per pagamento con F24

Riguardo alla liquidazione periodica delle imposte, da saldare avvalendosi del modello F24, il contribuente non sempre è obbligato al versamento se gli importi da saldare risultano essere inferiori ad una certa soglia. Le tasse per le quali c’è in tal senso un minimo per procedere al versamento, riguardano sia l’IVA, sia l’Irpef, l’Irap e l’Ires compresi i relativi acconti. In particolare, per quel che riguarda l’imposta sul valore aggiunto (IVA), il saldo IVA da dichiarazione annuale scatta per importi superiori ai 10,33 euro, mentre per l’acconto IVA l’importo deve essere superiore ai 103,29 euro. Per l’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) l’importo minimo a saldo per il pagamento della tassa scatta sopra i 12 euro, mentre per l’acconto Irpef l’importo deve essere superiore ai 51,65 euro. 12 euro è invece l’importo da superare per l’addizionale regionale e per l’addizionale comunale, a saldo o in acconto; sempre di 12 euro è il limite per l’Ires a saldo, e 20,66 euro per l’Ires in acconto.

Lavoratori partita Iva: Cgil, via l’Irap a carico dei giovani

Nel nostro Paese c’è un esercito di lavoratori, spesso giovani, che sono a tutti gli effetti dei lavoratori dipendenti anche se non hanno alcun contratto di lavoro a tempo indeterminato; trattasi dei lavoratori con la partita IVA che, pur essendo soggetti all’imposta sul valore aggiunto ed ai relativi versamenti periodici, non hanno dipendenti e neanche mezzi propri, e sono dei veri e propri precari visto che, con tutele minime o praticamente assenti, guadagnano in media 1.200 euro al mese. A mettere in risalto questa situazione è stato il segretario confederale della CGIL, Agostino Megale, il quale ritiene giusto che quantomeno a carico dei giovani professionisti precari con partita Iva venga tolto l’onere di pagare l’imposta regionale sulle attività produttive (Irap).

Irap: meglio ridurla, se proprio non si può abolire

L’imposta regionale sulle attività produttive (Irap) è probabilmente una delle tasse meno gradite, anzi, tra le più odiate probabilmente da parte delle imprese; e se l’abolizione di tale imposta, anche per evitare ripercussioni sui conti pubblici, non appare nella sostanza possibile, quantomeno sarebbe necessario attuale una progressiva riduzione. Ogni anno, infatti, secondo quanto mette in evidenza la CGIA di Mestre, gli incassi da Irap per lo Stato ammontano ad oltre trenta miliardi di euro, di cui una larga fetta va a finanziare un settore indispensabile come quello della sanità. Pur tuttavia, Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre, ritiene che si potrebbe alleggerire il carico fiscale da Irap delle imprese permettendo la deduzione degli interessi passivi dalla base imponibile dell’imposta. In questo modo, nelle casse delle aziende rimarrebbero 3,57 miliardi di euro, ed il Fisco, nonostante le attuali difficoltà congiunturali, potrebbe comunque sopportare il peso di tale mancato gettito.