Tassa sulle borse di studio, la rivolta dei camici bianchi

Dopo le proposte più assurde scartate, come la tassa sugli SMS, la tassa sul cibo spazzatura ed altre ancora, il Governo supera se stesso andando a colpire ancora una volta chi è già in difficoltà. Mentre con un provvedimento (forse finto?) come quello sugli SMS ricadrebbe praticamente su tutti gli Italiani ed invece quello sul cibo spazzatura potrebbe perfino incentivare la buona cucina nostrana con relativamente pochi costi in più, quello sulle borse di studio andrebbe a colpire una classe degli italiani già “arrabbiati” da anni.

I tagli della Gelmini del precedente Governo avevano fatto infuriare tutti gli studenti di tutti gli Atenei italiani tanto che lo stop delle lezioni era stato totale e la protesta diffusa ovunque. Quello che viene discusso in questi giorni invece colpisce una nicchia particolare di studenti, che tra oggi e domani si faranno sentire in tutta Italia, anche se i numeri non saranno (purtroppo) altissimi. I giovani medici scendono in Piazza contro la tassa sulle borse di studio sui dottorati, sui corsi di specializzazione e sugli assegni di ricerca.

Anche i premi per studenti meritevoli beneficiano della detrazione d’imposta

La detrazione d’imposta relativa a quei premi che vengono assegnati agli studenti più meritevoli ammonta a circa 1.380 euro: le eccellenze scolastiche (bisogna ricordare che stiamo parlando di borse di studio) non hanno rilevanza dal punto di vista fiscale qualora il reddito totale non dovesse superare la soglia degli 8.000 euro, ma in questo caso subentra la detrazione valida per i rapporti a tempo determinato. Le precisazioni in merito alla materia si trovano nella risoluzione 156/E dell’Agenzia delle Entrate. I benefici di tipo economico destinati agli studenti più bravi possono essere ricondotti, come al solito, al Tuir e, più precisamente, all’articolo 50. Quest’ultimo dispone infatti che:

Le somme corrisposte a titolo di borsa di studio o assegno per fini di studio sono da equiparare ai redditi di lavoro dipendente, nel caso in cui lo studente beneficiario non è legato da questo tipo di rapporti verso il soggetto erogante.

 

Il Fisco estromette borsisti e lavoratori interinali dal bonus ricerca

La risoluzione 125/E dell’Agenzia delle Entrate ha provveduto a portare alcune restrizioni per quel che riguarda le agevolazioni del bonus ricerca: si è trattato di un vero e proprio giro di vite da parte dell’Erario, il quale ha dovuto decidere su alcune importanti voci di costo da applicare al beneficio. La presa di posizione riguarda dunque un chiarimento sulle richieste inoltrate tramite i formulari Frs e si riferisce, in particolare, ai costi del personale che svolge una borsa di studio e che viene impiegato in progetti di ricerca e sviluppo, oltre che di quel personale interinale che viene utilizzato nell’esecuzione di ricerca. Il novero comunque è più ampio e riguarda anche il deposito del brevetto e il noleggio di strumenti da usare sempre per le attività di ricerca. Tutti questi soggetti non sono ammissibili alla disciplina, dato che la locuzione utilizzata dall’Agenzia delle Entrate, “personale dipendente”, fa ritenere che il costo su cui calcolare l’agevolazione fiscale sia solamente quello con cui viene instaurato un rapporto di lavoro subordinato, compreso anche quello che è stato assunto con un contratto a progetto.