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Riforma Iva, le proposte per combattere il fenomeno dell’evasione

Far entrare 58 miliardi dall’evasione fiscale per abbattere istantaneamente, per l’enorme cifra di 43 miliardi, la pressione fiscale. E’ l’intento segnalato da Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze, che ha presentato un rapporto sull’evasione fiscale realizzato dal centro studi Nens. E’ argomento molto caldo, dato che è stata avviata l’attuazione della delega al governo. Il comitato ristretto governo-Camera-Senato ha fissato che nel Consiglio dei Ministri che si terrà il prossimo 20 giugno sarà stabilito il decreto che dà il via alla riforma delle commissioni censuarie, primo passo del rinnovo del catasto.

Quando il mancato pagamento dell’Iva non è reato

Sul versante della diminuzione della pressione, nella relazione del Nens presentata alla presenza dell’ex ministro delle Finanze si indicano cinque settori di intervento. In primo luogo, riformare l’Irpef per “ridurre drasticamente il livello di povertà” e dar aiuti a ceti medi e famiglie, con un costo presunto di 15 miliardi. Ancora, “fiscalizzazione dei contributi sociali e riduzione del costo del lavoro”, per 10 miliardi. Lo stesso importo sarebbe riversato sulla “razionalizzazione e riduzione della tassazione degli immobili e abolizione dell’imposta di registro”. Infine, gli ultimi interventi sono inerenti a “l’abolizione di alcune imposte di bollo” per 3 miliardi e il “rafforzamento dell’Ace” per 5 miliardi. Nel globale si tratta quindi di una riduzione del prelievo per 43 miliardi.

 

Per trovare le risorse necessarie, si parte dall’attaccare la quantità di 150 miliardi che le ultime stime indicano come la cifra probabilmente tolta all’Erario ogni anno. Nel merito di una “riforma complessiva” del sistema fiscale, l’indicazione è di cominciare dall’Iva, che ha un “meccanismo perfetto per frazionare i versamenti d’imposta in assenza di evasione, ma è particolarmente vulnerabile ad azioni fraudolente”, tanto da divenire spesso una “fabbrica di evasione”.