La Francia tasserà birre ed energy drink

Quando si affronta una crisi economica grave come quella attuale, si cerca sempre di incassare denaro in tutti i modi possibili: un caso emblematico è quello della Francia, visto che il paese transalpino sta pensando di introdurre una tassa molto speciale. Nel dettaglio, il governo guidato da François Hollande ha deciso di introdurre una imposizione fiscale che gravi sulla birra venduta nei locali (in base all’alcool totale che viene venduto) e sui cosiddetti energy drink (il più famoso dei quali è Red Bull). Un tributo simile, proposto per venire incontro a esigenze sanitarie, dovrebbe essere in grado di garantire un gettito pari a quindici milioni di euro, visto che si tratta di una quota di cinquanta centesimi ogni singolo litro.

Perù: i farmaci salvavita sono esenti da imposte e tasse

Medicina e fisco sono sempre più collegate nelle manovre politico-economiche del Perù: due decreti del governo di Lima che risalgono allo scorso mese di aprile e che sono stati sottoscritti dal Presidente della Repubblica Alan Garcia, prevedono infatti delle misure tributarie davvero innovative, visto che l’obiettivo principale è quello di ottenere l’esenzione totale di alcuni farmaci dalle imposte sui consumi. Ovviamente, non tutti i medicinali possono ambire a una tale agevolazione, ma soltanto quelli elencati dal paese sudamericano, i quali potranno “parlare” della General Sales Tax come di un vecchio ricordo: si tratta dei farmaci salvavita e in tal modo si vuole venire incontro a quei contribuenti che devono lottare contro malattie quali l’aids, il cancro e il diabete, le cui cure sono molto costose. La lista in questione prevede, in pratica, 143 farmaci, metà dei quali sono usati per combattere il cancro e sono ricompresi anche le forniture per la terapia delle malattie a carattere oncologico.

 

Attività chiropratica: vale l’Iva ordinaria al 20%

La risoluzione 197/E, pubblicata nella giornata di ieri dall’Agenzia delle Entrate, è entrata nel merito del rapporto tra imposizione fiscale e attività di chiroterapia: secondo quanto disposto dal documento, le prestazioni che vengono offerte dai professionisti di questa particolare disciplina non possono essere considerate come sanitarie e, di conseguenza, non sono esenti dall’Iva come le altre. Le attività dei chiropratici devono, quindi, forzatamente, scontare l’aliquota del 20%, in attesa comunque che intervenga un decreto per definire quali sono le competenze professionali degli operatori di questo settore. La pubblicazione del documento si è resa necessaria a seguito dell’istanza presentata proprio da un dottore in chiropratica, il quale, da contribuente, riteneva che i servizi da lui posti in essere rientrassero tra quelli sanitari e quindi che fossero esenti dall’Imposta sul Valore Aggiunto.