Tassa su BTP 2012

La tassazione degli investimenti ha due “scaglioni” ben diversi per lo Stato Italiano; il primo riguarda gli investimenti azionari e in derivati (o meglio, tutto quello che non sono titoli di Stato) ed è pari ad un’aliquota del 20% sul capital gain. Per quanto riguarda invece i titoli di Stato Italiani la ritenuta sui guadagni è pari al 12.5% e viene corrisposta in automatico al conseguimento dei guadagni e quindi ad investimento concluso.

L’aliquota del 12.5% interessa tutte le emissioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze (BOT, BTP, CTZ, CCT) ed è il risultato delle ultime disposizioni in merito che hanno rivisto al rialzo l’aliquota per gli altri investimenti (che prima era uguale al 12.5% dei titoli di Stato).

Tassa su investimenti in borsa 2012

Quanto ci costano gli investimenti nel 2012? In un momento di timida ripresa come è quello che stiamo attraversando ora è lecito pensare di investire, finalmente, i risparmi che si spera non diventeranno necessari nei prossimi anni per le famiglie Italiane. Con il clima positivo che si sta instaurando a Piazza Affari ha inizio lo stock picking ma bisogna pensare fin da subito quanto ci costa guadagnare in azioni Italiane.

Dopo l’ondata di tasse proposte dal Governo Monti è lecito fare un attimo i conti prima di buttarsi sul mercato credendo che sia facile guadagnare e grazie alle informazioni di seguito potremo capire quale sarà il guadagno reale di un qualsiasi investimento. Innanzitutto gli investimenti andati a buon fine (quindi finiti con una situazione positiva, di profitto) generano capital gain. Di seguito la descrizione del Capital Gain direttamente da Wikipedia:

La scissione aziendale senza progetto può dar luogo ad elusione

Solitamente, una operazione di scissione aziendale beneficia di tutti i vantaggi tributari che sono per essa previsti dal sistema, ma ciò è valido solamente se esistono fondate ragioni economiche alla base della stessa operazione. Se, invece, viene a mancare un valido progetto imprenditoriale volto a dare impulso all’attività, allora il Fisco può anche non riconoscere i benefici fiscali in questione, attribuendo alla scissione il carattere di elusività. In sintesi, questo ragionamento è quanto disposto dalla risoluzione 256/E che l’Agenzia delle Entrate ha provveduto a pubblicare lo scorso 2 ottobre. L’ipotesi più importante che si può fare in questo caso è quella di una scissione totale proporzionale di una società in nome collettivo, attiva nella vendita di mobili e arredamenti, in due società che avranno in consegna un ramo operativo e lo stabilimento dove si svolge la produzione, al fine di vendere in una fase successiva le partecipazioni del complesso aziendale.