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In Germania è praticamente obbligatoria la “tassa sulla religione”

La situazione tedesca relativa alle “tasse di religione” ricalca molto vicina quella italiana, seppur con qualche differenza: infatti, visto che esiste una forte ingerenza da parte della Chiesa in molte delle attività dello Stato teutonico, i contributi fiscali che sono destinati alla confessione religiosa vengono direttamente riscossi dall’anagrafe tributaria. Non solo; si procede anche alla verifica e al controllo della cartella delle imposte sul reddito, al fine di accertare se il contribuente ha pagato o meno questa tassa. Indicando la propria appartenenza alla fede religiosa (le lettere EV indicano i protestanti, RK i cattolici), si è ufficialmente membri della chiesa e occorre pagare la relativa imposta. Il tributo, chiamato in Germania Kirchensteuer, è destinato quindi alle confessioni religiose e si affianca ad un’altra tassa simile, il Kultussteuer. A differenza del nostro “otto per mille”, la Kirchensteuer viene pagata solo in caso di scelta espressa ed il suo valore ammonta al 9% del corrispettivo dell’Irpef tedesca.

 


L’imposizione vale ovviamente sia per i cittadini che per i lavoratori stranieri, ai quali, durante l’iscrizione nei registri anagrafici, viene proprio richiesto di indicare il credo religioso. Le divergenze più importanti tra Italia e Germania, in questo senso, riguardano però gli effetti che derivano da un rifiuto all’obbligazione religiosa. Come è noto, in Italia, il fatto che non venga destinata alcuna quota a una confessione religiosa, non comporta effetti sullo status di appartenente alla Chiesa cattolica. In Germania, Austria e Svizzera, invece, tale imposizione fiscale è moralmente obbligatoria, dato che chi non vuole più pagarla lo può fare solamente distaccandosi dalla Chiesa. Il non adempimento ha come conseguenza una comunicazione agli organi competenti che provvedono ad annullare i sacramenti ricevuti, una sorta di “scomunica” dunque.

 

Esiste quindi una fortissima collaborazione tra Stato e Chiesa tedesca: grazie a un controllo incrociato dei dati, in caso di non adempimento del tributo le autorità inviano una lettera che sollecita il pagamento stesso, allegando, tra l’altro la documentazione relativa e l’attestazione che certifica l’appartenenza religiosa.

7 commenti su “In Germania è praticamente obbligatoria la “tassa sulla religione””

  1. Quanto dichiarato é falso.
    Basta fare una “crocetta” sul fatto che uno sia religioso o meno e la tassa – per i non religiosi – NON é applicata.

  2. Caro Raffaele,
    è proprio quello che ho scritto io: in Germania si appone una crocetta sulla propria fede religiosa presso gli uffici dell’anagrafe. Io non mi riferivo però ai non religiosi: intendevo dire che in Germania, un credente deve forzatamente devolvere un contributo alla chiesa tedesca (la conseguenza è l’annullamento dei sacramenti), mentre in Italia ssi può anche decidere di non farlo senza che questo comporti dei problemi relativi all’appartenenza alla comunità cattolica. Se legge attentamente l’articolo si accorgerà che non mi riferisco mai ai non credenti e non religiosi. Cordiali saluti
    Simone Ricci

  3. io mi ero stufato di pagare (in base al reddito ) sono andato al comune o chiesto di esentarmi dal pagamento , da quel giorno non o pagato piú

  4. credo che il modello tedesco sia funzionale e in certe sue parti esemplare (anche se alcuni punti sarebbero da modificare): chi dice di appartenere ad una confessione religiosa comunitaria se è coerente ne condivide le regole interne e la voglia volontà di sostenere tale comunità (che poi vuol dire sostenere se stesso nel proprio credo religioso), tutte le religioni hanno slitamente la cosidetta decima cioè un contributo comune di tutti i fedeli alla causa, utilizzato poi comunemente a seconda delle esigenze e delle usanze proprie di quella religione… il problema in Italia è che l’8xmille nasce al posto della cosiddetta congrua ai sacerdoti cattolici la quale era a sua volta nata come risarcimento per gli espropri selvaggi dei decenni successivi l’unità nazionale… al di là della vicenda storica in se è divenuta una sorta di tassa religiosa che non dovrebbe sostituire la decima (8xmille è una cifra ridicola rispetto a quanto coerentemente la decima dovrebbe essere) ma affiancarla, di qui non se ne capisce tanto il senso, la decima di fatto rimane (per i cattolici è il cosiddetto sostentamento del clero) ma ben pochi la pagano mostrando ben poca coerenza. In più essendo l’8xmille una percentuale di imposta già pagata allo stato ne risulta che viene elargita anche da atei, agnostici ecc…
    Il sistema tedesco invece permette di dire: sei ateo, agnostico o credente in una religione non organizzata? bene non pagare la decima ad alcuno, ma se dici di appartenere ad una comunità allora dato che ne condividi i benefici ne accetterai anche le regole e gli oneri: pagar la decima per le religioni organizzate dovrebbe esser la normalità, così come dovrebbe esser la normalità che chi non è pienamente inserito in tale religione non accampi diritti su sacramenti e prerogative proprie di quella religione, inoltre altro pregio della norma tedesca è che il giro di soldi attorno alle religioni sia nella maggior parte dei casi controllato dallo stato evitando o almeno scongiurando uscite dalla legalità, truffe e abusi……in italia invece abbiano uno strano concetto: detesto la chiesa, mi professo ateo o quasi, aborro l’8xmille, non ricordo di aver messo il piede in una chiesa però…esigo la prima comunione per mio figlio o le esequie cristiane, che sono prerogativa propria dei fedeli di tale religione….ahimè questa si chiama incoerenza e noi ne siamo campioni…il sistema tedesco, che andrebbe però addolcito, semplificato e reso meno esoso, sarebbe buono per riportarci in carreggiata, per evitare squilibri economici poi i non credenti potrebbero versare una quota simile per istituzioni a loro scelta, per l’arte, la ricerca scientifica o istituzioni filosofiche a loro piacere.

  5. Vivo in germania e anch´io ho deciso di non pagare più la tassa salatissima alla chiesa. sono comunque credente.
    ma io mi chiedo, è possibile sposarsi in chiesa in italia? Lí non si pagano queste imposte…

    • @Anais:
      Si è vero che che la tassa della fede religiosa in Italia è dolce, ma ti dà due vantaggi: Per primo scegli tu se l’otto per mille va al sociale; ed il secondo vantaggio non vieni scomunicato per via statale, che non ha a che fare con la religione. In Italia però c’è una tassa per i sacramenti, più che tassa é una tariffa che si paga quando si accede ad un sacramento. Ciònonostante ripeto che la tassa in Italia sulla fede religiosa è proprio dolce ed ridicola rispetto a quella tedesca e non ti scomunica automaticamente se non paghi.
      Cordialità da giu.stu.

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