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Il fondo taglia-tasse rimane un’incognita

E’ allo studio un fondo per ridurre le tasse che sarà alimentato con i proventi della lotta all’evasione e con le risorse recuperate grazie al calo dello spread. Lo prevede uno dei due emendamenti alla legge di stabilità depositati oggi in commissione bilancio alla Camera dai due relatori del provvedimento, Renato Brunetta e Pierpaolo Baretta, ideatori anche del fondo per concedere un credito d’imposta alle imprese che investono in ricerca e sviluppo.

Bisogna mettere subito in chiaro che prima si punterà alla riduzione del debito e alla stabilità dei conti pubblici, e poi all’allentamento della pressione fiscale.

L’emendamento era stato previsto che divenisse operativo a partire dal 2014 perché i fondi che l’Agenzia delle entrate riuscirà a recuperare il prossimo anno, sono in pratica già stati spesi dal governo Berlusconi e già per il 2013 risultano spesi più di 10 miliardi di euro. Secondo quanto previsto dalle’emendamento, a partire dal prossimo anno il documento di economia e finanza conterrà “una valutazione relativa all’anno precedente delle maggiori entrate strutturali derivanti dall’attività di contrasto all’evasione fiscale, nonchè dalla differenza tra la spesa per interessi sul debito pubblico prevista e quella effettivamente erogata”.

Obiettivo del fondo sarà l’alleggerimento della pressione fiscale che dovrebbe sfoltire gli oneri tributari gravanti su cittadini e imprese. Tramite il rapporto Def (il documento di economia e finanza) il ministero dovrà confrontare i risultati con gli obiettivi prefissati, e quindi il “peso” del fondo sarà influenzato anche dall’andamento dello spread.

Insomma, un’incognita. Se anche in questo caso infatti l’eventuale calo delle tasse dovesse essere condizionato a equilibri di finanza pubblica, allora molte delle nostre speranze potrebbero essere già vanificate.

Sempre d’attualità l’aumento di 150 euro, per i redditi fino a 35 mila euro, delle detrazioni per i figli, che arriverebbero dunque a 950-1.000 euro, ma l’impegno è di evitare l’aumento dell’aliquota IVA del 10 per cento (a luglio salirebbe all’11 per cento).