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La tassazione delle indennità di servitù

Quando la costituzione o l’estinzione coattiva di una servitù provocano un danno permanente, il proprietario o chi ne ha diritto può ricevere una indennità che è proporzionale alla diminuzione della redditività e del valore dell’immobile asservito: cosa accade quando si ha diritto a una indennità simile per quel che riguarda una proprietà volta a realizzare un’opera di pubblica utilità. Ebbene, le somme che sono percepite a tale titolo e che sono volte a questo scopo non sono in nessun caso soggette a imposizione fiscale e questo per un motivo ben preciso.

In effetti, la realizzazione di simili opere permette al contribuente coinvolto di conservare la proprietà del cespite, dunque esiste il vantaggio in questione. Il reddito a cui si sta facendo riferimento, infatti, diventa rilevante ai fini dell’indennità, soltanto nel momento in cui l’area viene sottoposta a un esproprio, senza dimenticare che essa deve essere ricompresa in una delle zone che sono indicate dal Decreto Interministeriale numero 1444 del 1968 (“Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici”). Le zone in questione vengono definite nel dettaglio dagli strumenti urbanistici e da interventi di edilizia residenziale, pubblica, economica e popolare.

Questo vuol dire che nell’ipotesi di un esproprio che viene disposto per destinare l’area a interventi edilizi simili, l’indennità viene assoggettata alla tassazione: nello specifico, non c’è nessun tipo di rilievo per quel che riguarda la collocazione vera e propria dell’area, con le varie zone omogenee del territorio che costituiscono la ripartizione. Tali zone omogenee, infine, sono considerate in modo diretto per tassare le indennità di servitù esclusivamente in presenza di procedimenti di esproprio che riguardano aree per la realizzazione di opere pubbliche o infrastrutture di tipo urbano, nell’ipotesi della pubblica utilità si ragiona invece in maniera opposta.