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Costo orario medio del lavoro, le differenze tra Italia e il resto d’Europa

Nel corso del 2021, il costo orario medio del lavoro in tutta l’economia è stato oggetto di una stima ben precisa, ovvero pari a 29,1 euro all’interno della zona UE, toccando invece il 32.8 euro nella zona Euro. Si tratta di un dato che ha subito un incremento in confronto a quanto era stato rilevato nel corso del 2020, con i valori che, rispettivamente, erano pari a 28,6 e 32.4 euro.

Si tratta di stime che sono state realizzate prendendo in considerazione i livelli dei costi del lavoro che sono stati diffusi da parte di Eurostat. Si tratta di un dato che è particolarmente importante, dal momento che mette in evidenza delle differenze di tutto rispetto tra i diversi Stati membri dell’Unione Europea.

Il Paese che ha fatto registrare il costo orario del lavoro più basso è la Bulgaria, con soli 7 euro all’ora. A una poca distanza troviamo la Romania, con 8.5 euro, mentre all’altra estremità della classifica, quindi, con il costo orario medio del lavoro più alto, c’è la Danimarca, con 46.9 euro. Alle spalle del Paese danese troviamo il Lussemburgo, con una media pari a 43 euro, seguito a ruota dal Belgio, a quota 41.6 euro.

I due fattori che vanno a incidere maggiormente in riferimento al costo del lavoro sono i salari e stipendi, ma anche i costi non salariali. In riferimento a quest’ultima categoria, si parla più che altro di contributi sociali che risultano essere a carico del datore di lavoro. La quota dei costi non salariali sul costo complessivo del lavoro per tutta l’economia aveva toccato quota 24.6% nell’Unione Europea e del 25.1% nella zona dell’euro.

Le quote più basse in riferimento ai costi non salariali sono quelle che sono emerse in Paesi come Lituania e Romania, ma anche Irlanda, rispettivamente con il 3.7%, 4.9% e 8.7%. La percentuale più alta, infatti, è stata rivelata in Svezia, dove è stato toccato addirittura il 32%, seguita a ruota dalla Francia e dall’Italia, pari al 31.9% e al 28.3%.

Per tutti quegli stati membri che non sono compresi all’interno della zona euro, bisogna mettere in evidenza come il costo orario del lavoro, chiaramente riportato in valuta nazionale, ha fatto registrare un importante crescita in ogni stato membro nel 2020. L’unica eccezione è rappresentata dalla Croazia, che ha fatto registrare un calo pari all’1%. Le crescite più evidente sono quelle che sono arrivate in Ungheria, così come in Bulgaria e in Repubblica Ceca.