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Federalismo fiscale a costo zero per l’Erario

Gli effetti del federalismo fiscale, ed in particolare del federalismo regionale, unitamente a quello cosiddetto municipale, in quanto riguarda i Comuni, saranno a costo zero per le casse dello Stato centrale. Questo perché a fronte delle tasse e delle imposte che resteranno sul territorio lo Stato italiano effettuerà tagli ai trasferimenti per gli stessi importi. Quindi, per l’Erario il federalismo fiscale è senza costi così come stabilito dal legislatore con la cosiddetta Legge delega; pur tuttavia, in questo valzer di somme devolute, e di trasferimenti tagliati, ci saranno, almeno all’inizio Regioni che ci perderanno ed altre che ci guadagneranno. Quali sono queste Regioni? Ebbene, al riguardo la CGIA di Mestre, attraverso il proprio Ufficio Studi, ha effettuato una simulazione/proiezione rilevando come allo stato attuale a guadagnarci saranno Regioni come la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna. Questo perché con la nuova “regola” che le tasse resteranno sul territorio proprio le Regioni del Nord sono quelle destinate ad avere più soldi in tasca, mentre al Sud invece resteranno sul territorio meno risorse.

Al fine di colmare tale disparità, in accordo con quanto messo comunque in risalto da Giuseppe Bortolussi, segretario dell’Associazione degli artigiani mestrina, ci saranno comunque i cosiddetti Fondi perequativi previsti proprio dai Decreti sul federalismo fiscale.

Senza considerare i Fondi perequativi, come sopra accennato, la Lombardia rispetto all’attuale sistema di finanziamento avrebbe più risorse pari a 98 euro pro-capite con a ruota il Veneto con 79 euro, l’Emilia-Romagna con 69 e poi a seguire il Lazio, la Liguria, il Piemonte e la Toscana. Pollice verso, invece, per tutte le Regioni del Sud e gran parte di quelle del Centro; ad esempio, in Basilicata il calo di risorse pro-capite sarebbe pari a ben 285 euro con a seguire il Molise e la Calabria, mentre nelle Marche, con un calo di 8 euro pro-capite, gli effetti sarebbero quasi impercettibili.