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Conseguenze rinvio aumento IVA di tre mesi

Il governo Letta ha deciso di rinviare l’aumento IVA di tre mesi. L’aliquota ordinaria dell’imposta sul valore non passerà più, pertanto, dal 21 al 22 per cento con decorrenza 1 luglio 2013, ma rimarrà nella sua attuale entità. Un rinvio che non esclude, tuttavia, che in un prossimo futuro a breve termine l’imposta possa essere concretamente ritoccata in aumento, con nuovo aggravio per le già tartassate tasche delle famiglie italiane.

Il rinvio dell’aumento dell’IVA fa slittare il termine ultimo per gli interventi al 1 ottobre 2013, ma conferisce in tanto tempo al parlamento di valutare se rinviare ancora, di 6 mesi, l’aumento (dunque fino alla fine dell’anno) o compiere un miracolo di bilancio e annullare tale apprezzamento (vedi anche il nostro recente approfondimento sull’aumento IVA per alcuni prodotti, di cui abbiamo parlato poco tempo fa).

Tra le dichiarazioni più importanti che sottostanno la decisione e, soprattutto, le polemiche circa l’inesistente copertura di questo importante intervento, segnaliamo le affermazioni del sottosegretario alla Presidenza, Filippo Patroni Griffi, che ha in merito ricordato come “ovviamente il miliardo necessario è coperto con risorse del bilancio dello  stato. Il salvo intese sul decreto riguarda la messa a punto di alcuni dettagli tecnici che  stiamo definendo, le coperture precise le troverete nel decreto”.

In particolare, il sottosegretario avrebbe assicurato ancora come “non ci sono aumenti di natura fiscale, non ci sono aumenti della tassazione”, anche se potrebbe esserci un  “intervento sulle sigarette elettroniche”. Sullo stesso tenore si registrano le rassicurazioni giunte dal numero 1 del ministero dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, secondo cui le coperture “nel breve periodo non comportano aggravi per i cittadini”.

Più difficile è, invece, prevedere che cosa potrà accadere nel medio lungo termine. È infatti ben difficile che il bilancio dello Stato possa privarsi, strutturalmente, di un’entrata prevista così importante. I dubbi sono per il momento rinviati ad un autunno che si preannuncia terribilmente caldo.

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