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Scudo fiscale: 50 miliardi di euro pronti al “rientro”

A quanto ammonteranno i capitali illegalmente esportati all’estero che “rientreranno” nel nostro Paese attraverso lo strumento dello scudo fiscale? Ebbene, Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, a conclusione di un convegno tenutosi venerdì scorso a Napoli, dal titolo “Equità fiscale in Italia”, ha reso noto che i capitali pronti al “rientro” sono stimabili in ben 50 miliardi di euro. L’Associazione, tra l’altro, ricorda come con lo scudo fiscale sarà possibile non solo “sanare” l’esportazione e la detenzione illegale di capitali all’estero, ma anche gli yacht ed i beni immobili a condizione che si trovino in uno dei Paesi dell’Unione Europea. Vittorio Carlomagno, Presidente di Contribuenti.it, Associazione Contribuenti Italiani, fa presente tra l’altro come per anni le famiglie e le imprese ricche e ricchissime del nostro Paese siano riuscite a sfuggire al Fisco italiano, ragion per cui, al fine di contrastare efficacemente l’evasione fiscale, è arrivato il momento di provvedere ad aggiornare il “redditometro”. Inoltre, KRLS Network of Business Ethics stima che solo negli ultimi cinque anni le prime cento imprese più importanti del nostro Paese, avvalendosi dei conti offshore, sono riuscite a pagare il 5% in meno di tasse all’erario.

Per quanto riguarda intanto le modalità operative di applicazione dello scudo fiscale, Giuseppe Vegas, viceministro all’Economia, ha fatto presente come per il rimpatrio dei capitali detenuti illegalmente all’estero si debba pagare un’aliquota “secca” al 5%; tale percentuale, nello specifico, viene calcolata in ragione di un 1% l’anno supponendo che i capitali siano stati detenuti illegalmente all’estero per almeno cinque anni. Pur tuttavia, il contribuente che vuole “sanare” la propria posizione, ed è in grado di dimostrare che i capitali sono stati detenuti illegalmente all’estero per un periodo inferiore ai cinque anni, allora potrà pagare un’aliquota inferiore al 5%.

Tutti i contribuenti interessati a sanare la propria posizione, a patto che i beni immobili, gli yacht, ed i capitali siano detenuti almeno alla data del 31 dicembre 2008, possono avvalersi dello scudo fiscale, con il pagamento della rispettiva aliquota, dal prossimo 15 ottobre e fino al 15 aprile del 2010. Il provvedimento messo a punto dal Governo, per essere operativo, dovrà comunque ottenere il via libera da parte dell’UE che, in particolare, dovrà accertare se lo scudo fiscale “made in Italy” contiene caratteri discriminatori nei confronti degli altri Stati dell’Unione Europea.

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