Home » INPS » Riforma pensioni e metodo contributivo

Riforma pensioni e metodo contributivo

Sembrava che per quanto riguarda le pensioni e soprattutto relativamente alla soglia di età necessaria per ritirarsi dal lavoro non ci fossero dubbi. L’Italia deve adeguarsi agli altri stati europei e dopo l’incontro tra il premier italiano Mario Monti e i vertici europei ci si interroga sulle riforme che il nuovo esecutivo proporrà in merito, soprattutto, su come cambiera’ il sistema pensionistico visto che l’Europa, spinge a prendere delle misure. Il nuovo Ministro, Elsa Fornero, in un documento stilato prima della sua nomina si é espressa a proposito della riforma delle pensioni che ora come non mai, a detta del ministro, si rivela utile per il nostro Paese.

Secondo il ministro occorre rendendo subito effettiva, dal 2012, l’eta’ minima di pensionamento pari a sessantatre anni, avendo come minimo vent’anni di anzianita’ e una fascia di flessibilita’ che offra al lavoratore la possibilità di a ritardare l’uscita fino ai sessantotto (o addirittura fino a settanta) anni, con un incremento di pensione che sia quindi da incentivo. Il ministro spinge per l’abolizione della pensione di anzianità al fine di portare, anche nelle casse dello Stato, risparmi di spesa importanti, utili al raggiungimento del pareggio di bilancio.

La fissazione dell’eta’ minima a sessantatre anni – sottolinea Elsa Fornero – comporterebbe la possibilita’ per gli uomini di anticipare di due anni il pensionamento rispetto all’eta’ oggi prevista (65 anni) per la pensione di vecchiaia. Alcuni in effetti uscirebbero prima (con una pensione ridotta, ma con un regalo proporzionalmente maggiore); altri sfrutterebbero la fascia di flessibilita’ e continuerebbero oltre i 65 anni. La flessibilita’ nell’eta’ di pensionamento e’ di fatto un’occasione per concedere, a quei lavoratori che si sentono ancora “produttivi”, di scegliere liberamente se e di quanto posticipare il momento del pensionamento. Inoltre i risparmi di spesa sarebbero tutt’altro che irrisori potendo arrivare a qualche decina (3-4) di miliardi di euro nei primi 5-6 anni di effettiva applicazione del provvedimento.

 

 

2 commenti su “Riforma pensioni e metodo contributivo”

  1. Bene,riproviamoci, va bene la riforma delle pensioni ma fatela con la testa:
    chi è ancora al lavoro può,brontolando, sopportare un paio d’anni di lavoro in più.
    Ma i lavoratori in mobilità che fine faranno con l’abolizione delle pensioni di anzianità?
    Hanno già pagato una volta la crisi con la perdita del lavoro: tutti dai
    sindacati al governo pensano che tanto vale toglierli anche la possibilità di una pensione.
    Che sono dimenticati da tutti si era già visto con le finestre mobili…..
    ditemi voi un sessantenne dove ritrova lavoro per campare un anno e mezzo lui e la sua
    famiglia (monoreddito)?
    Ma perchè a pagare devono sempre essere i più deboli?
    SG

I commenti sono chiusi.