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Rapporto Giarda, una disamina sugli sprechi fiscali

Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti sta predisponendo per filo e per segno la propria riforma fiscale: è proprio per questo motivo che sono state convocate delle apposite commissioni, la più importante delle quali è quella presieduta dall’economista Piero Giarda. Quest’ultima ha già individuato le fattispecie su cui intervenire con maggiore urgenza e tra di esse possiamo ricomprendere le inefficienze dal punto di vista gestionale ed economico, l’acquisto di beni a costi più alti rispetto a quelli di mercato e l’uso di due dipendenti piuttosto che di uno solo. In pratica, l’obiettivo che emerge con maggiore nettezza è il contrasto agli sprechi. Tutto questo lavoro della commissione sarà poi culminato entro la fine di questo mese con un apposito libro bianco, un vero e proprio vademecum della riforma del fisco tanto voluta dall’attuale esecutivo. Ci sono inoltre altre tre commissioni all’opera in questo momento. Giarda è stato dal 1995 al 2001 sottosegretario al ministero delle Finanze, ma ha anche svolto incarichi di prestigio come quello di presidente della Commissione Tecnica per la spesa pubblica: le sue competenze sono dunque importanti, ricoprendo attualmente il ruolo di consulente per l’Università Cattolica di Milano nell’ambito dell’analisi monetaria.


Nel dettaglio, l’economista ha individuato ben dieci tipologie differenti di sprechi e inefficienze fiscali: anzitutto, bisogna considerare l’uso di fattori produttivi oltre la quantità strettamente necessaria, ma si possono citare anche il pagamento dei fattori a prezzi superiori al mercato e l’erronea identificazione dei soggetti meritevoli di sostegno per quel che concerne il reddito a disposizione.

In aggiunta, merita un cenno lo spreco relativo al mantenimento in vita di programmi, attività, organizzazioni ed enti per cui non sussistono più le ragioni che avevano motivato l’avvio iniziale; il nuovo fisco può partire da queste consapevolezze, è necessaria una revisione completa delle voci di spesa, ricordando che lo spreco maggiore rimane sempre quello dei programmi di spesa senza benefici.

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