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Le Isole Mauritius non vogliono essere considerate un paradiso fiscale

Le Isole Mauritius respingono al mittente le accuse di evasione fiscale e vogliono rimanere un centro finanziario credibile: è proprio per questo motivo che sono stati messi in luce 170 casi di scambi di informazioni con le autorità indiane nel corso degli ultimi tre anni (la questione riguarda proprio la nazione asiatica). Per cercare di allontanare i sospetti di essere un paradiso fiscale, lo stato insulare africano ha voluto far conoscere come funziona la propria legislazione a tal proposito. Secondo quanto spiegato dall’agenzia governativa che promuove gli investimenti, le norme antiriciclaggio sono tra più stringenti e severe al mondo, a dimostrazione dell’impegno profuso per prevenire transazioni finanziarie illecite.

In aggiunta, questo stesso organo ha sottolineato la piena collaborazione della Mauritius Revenue Authority per quel che riguarda le richieste di informazioni. Tra l’altro, i due governi di New Delhi e di Port Louis hanno deciso di rivedere il loro trattato sulla doppia tassazione, visto che allo stato attuale non prevede alcuna misura in merito agli scambi informativi bancari (vedi anche India e Isole Mauritius, le insidie dell’alleanza tributaria). Ali Mansoor, segretario per le Finanze dell’ex colonia britannica, ha reso nota la finalizzazione di un accordo nuovo di zecca che ha a che fare con l’ambito fiscale, visto che proprio a Saint Louis si è svolta una importante conferenza internazionale.

Al giorno d’oggi, tutte le banche che sono attive nelle Mauritius possono dar vita a operazioni bancarie offshore, con almeno quattordici istituti del paese che stanno venendo incontro alle esigenze della clientela locale. Anche l’Italia vanta una convenzione con la nazione africana per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, una intesa che ormai risale al 1990. D’altronde, nonostante la strenua difesa, la repubblica insulare è riuscita ad attrarre sempre più investimenti dall’estero attraverso una politica fiscale molto differenziata e del tipo “multilevel” (a più livelli).