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Evasione fiscale: l’Italia “primeggia” in Europa

Quello dell’evasione fiscale nel nostro Paese è diventato negli anni un vero e proprio “sport nazionale”, al punto che tale modello viene esportato ed è frutto di imitazioni all’estero. Non a caso, secondo quanto emerge da un’indagine effettuata da Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, il nostro Paese è primo nella speciale classifica europea del maggior reddito in termini percentuali non dichiarato; il tasso di imponibile non dichiarato, secondo quanto emerso dai dati a cura delle Polizie tributarie dell’UE, è in Italia pari al 51%, ben più alto della Romania che, con il 42,7%, è al secondo posto; al terzo, al quarto ed al quinto posto ci sono la Bulgaria, l’Estonia e la Slovacchia. Insomma, in materia di evasione fiscale l’Italia batte in solitario i Paesi dell’Est Europa, ma quali sono le categorie economiche ed i soggetti che più di tutti evadono il fisco?

Ebbene, dall’indagine che l’Associazione Contribuenti Italiani ha presentato in data odierna a Capri, è emerso come gli evasori fiscali più “accaniti” siano gli industriali, con a ruota i bancari e gli assicurativi; a seguire ci sono i commercianti, gli artigiani ed i professionisti, mentre i fanalini di coda sono i lavoratori dipendenti che, avendo i redditi tassati alla fonte, al più possono evadere le tasse con un secondo lavoro in nero. Considerando invece i dati dell’indagine dal punto di vista territoriale, il tasso di evasione più elevato nel nostro Paese si registra al Sud con un’incidenza pari a quasi il 30%; a seguire c’è il Nord Ovest, poi il Centro ed infine il Nord Est dove l’incidenza è al 20,80%.

Di conseguenza, per evitare che l’Italia rimanga in cima ai Paesi con il più alto livello di reddito non dichiarato, il Presidente di Contribuenti.it, Associazione Contribuenti Italiani, Vittorio Carlomagno, sostiene come debba essere chiusa una volta per tutte la stagione dei condoni e degli scudi fiscali; contestualmente occorrerebbe una revisione degli studi di settore, allargandoli alle grandi imprese, l’ammodernamento del redditometro, oramai vecchio visto che risale al 1992, ed una riforma radicale della riscossione. Questo perché la macchina del recupero delle tasse nel nostro Paese non funziona, visto che per recuperare le tasse evase i tempi per l’Erario sono biblici.

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