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Il contributo volontario alle scuole: cosa dice la legge

Dalle scuole italiane arriva sempre più pressante la richiesta di soldi per attività extracurriculari, delle quali è sempre più difficile fare a meno: questo contributo “volontario” riguarda un novero molto ampio di attività, tra cui i vari laboratori, i corsi di recupero, il pagamento di insegnanti aggiunti per il completamento dell’offerta formativa, solo per fare alcuni esempi. Il problema attuale risiede nel fatto che il ministero non è più in grado di mettere a disposizione tali risorse, dopo che l’ultima finanziaria ha apportato numerosi tagli proprio nell’ambito dell’istruzione. Secondo la legge è possibile detrarre le donazioni (anche definite “erogazioni liberali”) agli istituti scolastici nella dichiarazione dei redditi nella misura del 19%.

 


Bisogna sottolineare che tale contributo è completamente volontario e non può essere imposto in alcun modo dai diversi istituti. In tale ambito si registrano sostanzialmente delle posizioni molto vicine tra loro. Secondo Silvia Landi, responsabile scuola di Adiconsum (l’associazione di consumo e di consulenza al consumatore):

Molte famiglie sono costrette a subire delle vere pressioni da parte delle scuole per questi contributi volontari. Ci sono poi anche dei casi in cui la volontarietà dei contributi non è nemmeno segnalata alle famiglie, che sono così convinte si tratti di una tassa scolastica a tutti gli effetti.

Vi è poi il parere del ministero della Pubblica Istruzione, che è molto vicino a quello poc’anzi riportato:

Non è assolutamente consentito richiedere contributi obbligatori alle famiglie per l’espletamento delle attività curriculari e di quelle connesse all’obbligo scolastico, fatti salvi i rimborsi delle spese che sono state sostenute per conto delle famiglie medesime.

 

Appare dunque chiaro come siano i genitori ad avere la libertà di scegliere se versare o meno i contributi, al fine di incrementare il bilancio e l’offerta; una possibilità di decidere, e quindi di detrarre, che è volta soprattutto a rendere ancor più trasparenti le motivazioni da parte degli istituti scolastici.

4 commenti su “Il contributo volontario alle scuole: cosa dice la legge”

  1. E’ chiaro che il contributo che chiedono le scuole non può essere obbligatorio, ma allora mi chiedo come mai ci sono scuole che non accettano le iscrizioni se non corredate del bollettino relativo al contributo volontario e come mai ci sono scuole che utilizzano questi soldi per il funzionamento anzichè per il miglioramento del POF? Ma se le leggi ci sono perchè non si fanno rispettare? Perchè deve essere il cittadino a prendersi carico di difendere in tutti i modi i propri diritti? Ma a cosa servono i revisori dei conti?

  2. io ho detto no al contributo e vengo guardata come una appestata e in + ho fatto visione loro “le maestre” che è illegale mi hanno solo aggredita

  3. alla scuola dudovich/marelli di milano a mia figlia che sta frequentando il 4 anno sia il vice preside che il preside hanno piu’ volte richiamato mia figlia (e’ ancora minorenne) avvertendola che se non paga la “tassa” di euro 160,00 entro breve poi diventeranno euro 180,00 (non sapevo che su un contributo vointario in caso di ritardato pagamento si applica la mora)Ora sto seriamente pensando di denunciare la scuola per 2 motivi : 1 mia figlia e’ minorenne pertanto qualsiasi comunicazione la devono inviare a noi genitori.2 non e’ una tassa ma un contributo volontario.

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